Sono sempre stato un appassionato lettore di saggi e romanzi storici. Quando ne vedo qualcuno in libreria non so resistere alla tentazione di comprarlo.

L’ultimo che ha attratto la mia attenzione è “Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore”. L’autore è Alberto Angela, figlio di Piero, entrambi giornalisti, saggisti e conduttori televisivi di importanti trasmissioni scientifiche e storiche. Ho iniziato a leggerlo e, con mia grande sorpresa, dopo la pagina 288, ci sono tre foto della villa di Oplontis (quella appartenuta a Poppea, seconda moglie di Nerone). Mentre da pagina 293 a 298 ci sono due paragrafi, il primo dedicato alla “Visita nella favolosa Villa di Oplontis” e il secondo a “L’ex marito di Poppea”, Otone, che Nerone aveva obbligato a divorziare perché si era invaghito della moglie.

Otone, “grande amico di Nerone e suo compagno di bagordi, feste e banchetti, diventerà poi imperatore alla morte di Nerone”.

Alberto Angela ipotizza addirittura che l’anfora, contenente il prezioso garum, con l’iscrizione “A Secundus, schiavo (o liberto) di Poppea”, importante indizio per attribuire la villa alla sua ex moglie, sia stata inviata a Secundus (o tramite lui alla stessa Poppea) proprio da Otone.

Poi Angela inizia un viaggio all’interno della villa, descrivendola nei minimi particolari e affermando anche che “gli ambienti affrescati a giardino, chiamati viridaria, originali nella loro sequenza, anticipano le decorazioni della Domus Aurea, fatta costruire da Nerone a Roma”. Ma la fantasia di Angela si sbizzarrisce ad immaginare nella villa proprio Poppea, durante un banchetto con parenti ed amici. E che addirittura Nerone osservi dal mare questa dimora “costruita su una scogliera a picco sulla costa con porticati, terrazze, ampi giardini, camminamenti coperti fino all’acqua. È davvero immensa (si stima che potesse avere un’estensione di oltre 10 mila metri quadrati) e dotata di un porticciolo privato”.

E più avanti Angela aggiunge “Un fatto sorprende: fino ad oggi sono stati scoperti novantanove ambienti della villa, ma si stima che siano solo un quarto del totale”. Inoltre l’autore del libro si cimenta in una serie di elogi: “Ancora oggi visitare questa villa da sogno lascia a bocca aperta. Dimenticate le fastose regge di Versailles o della Baviera. Qui ci si immerge in un’eleganza e una raffinatezza che sono anni luce avanti a tutto il resto”. E ancora: “Anche l’architettura della dimora crea un’atmosfera magica da cui è un piacere farsi avvolgere...  c’è il trionfo dei colori, vivissimi sulle pareti, con affreschi tra i più belli che possiate vedere di età romana... uno degli affreschi raffigura quella che, secondo un’interpretazione popolare, sarebbe una cassata, potrebbe essere uno dei ben noti dolci di mosto , tipici della tradizione romana”.

E conclude così Alberto Angela: “Oplontis è un gioiello unico, frutto di un lusso colto ed elegante... non è un caso che a quasi duemila anni di distanza sia stata inclusa dall’Unesco nella lista dei siti considerati patrimonio mondiale dell’umanità”.

Quindi la “nostra” Oplontis, con la villa di Poppea, sono state riportate ampiamente in questo bel libro di Alberto Angela, che vi consiglio di leggere.