A cura della Redazione

E’ venuto a mancare Angelo Abenante, il 10 maggio prossimo avrebbe compiuto 97 anni. Consigliere comunale e assessore all’Urbanistica al Comune di Torre Annunziata, deputato e due volte senatore, ha militato nel Partito Comunista Italiano.

Per farlo conoscere ai meno giovani, proponiamo l’intervista che il prof. Salvatore Cardone ha fatto ad Angelo Abenante meno di un anno fa, il giorno del suo 96esimo compleanno, e pubblicata su torresette.news.

L’intervista ad Angelo Abebante

“Lei ha scritto un libro su Gino Alfani, ma lo ha mai incontrato personalmente?”. 

“Sì, una sola volta, per il corso principale di Torre Annunziata. Ero un ragazzino e in compagnia di mio padre, suo ammiratore e iscritto al P.C.I., nonché uno dei tre commissari della biblioteca comunale quando Alfani era sindaco”.

Comincia così l’intervista ad Angelo Abenante, nostro concittadino ed ex parlamentare. E la sua risposta alla mia domanda continua con queste parole: “Ricordo che mi diede un amichevole pizzicotto sulla guancia e mi chiese se stavo studiando, perché quando andremo al governo abbiamo bisogno di persone istruite”.

Angelo, nonostante i suoi 96 anni che compie oggi, mercoledì 10 maggio, ha una mente lucidissima ed è un fiume in piena quando gli chiedo di parlare della sua vita.

“Sono nato il 10 maggio 1927, in via Vittorio Veneto al numero 215. Mio padre Giovanni e mio nonno Aniello erano originari di Scafati, dove lavoravano nel polverificio.  Dopo la chiusura di questo stabilimento mio padre fu trasferito a Isola Liri e successivamente allo Spolettificio a Torre Annunziata. Mia madre era Francesca Grecco”.

Poi Angelo mi parla dei suoi studi e di un episodio curioso della sua adolescenza. “Ho frequentato la scuola elementare e media alla Parini nella mia città, e il liceo scientifico Vincenzo Cuoco a Napoli. Non mi interessavo ancora direttamente di politica, ma mio padre mi aveva già avvicinato agli ideali socialisti. Da bambino mi portava al porto per vedere la bandiera rossa con falce e martello sui piroscafi russi che scaricavano il grano. I fascisti che erano lì ci dicevano che era proibito comunicare con i comunisti”.

La figura paterna ha avuto un ruolo molto importante per Angelo ed è per lui un motivo di orgoglio. “Era uno dei pochi non iscritto al partito nazionale fascista, lo minacciavano in continuazione di licenziarlo, ma non lo fecero mai perché era un falegname specializzato e quindi indispensabile nello Spolettificio. Anzi una volta un generale lo incaricò di costruire una sagoma di legno per un cannone”.

E riferendosi alla squadra di calcio del Savoia mi dice: “Mio padre non volle mai sostenerla con l’abbonamento, perché era guidata da fascisti”.

Nel dopoguerra fu aperta la sezione del Partito Comunista a Piazza Croce e Abenante si iscrisse. “Ma dovevo essere presentato da due che facessero da garanti, uno fu quello che diventerà sindaco, Francesco Pinto, e l’altro un operaio dell’Ilva”.

Poi l’episodio che segna una svolta nella sua vita. “Ero iscritto ad ingegneria all’Università Federico II e ritornando con la Circumvesuviana da Napoli scesi alla stazione di Trecase. Vidi che stavano facendo uno sfratto di casa ad una signora con figli. Allora chiamai un mio amico, Salvatore Staiano e degli operai dell’Ilva, impedimmo lo sfratto ma fummo denunciati. Cinque mesi dopo fui chiamato alla caserma dei carabinieri di Torre Centrale, mi interrogò un giudice e fui condannato al carcere. Fortunatamente il deputato comunista e avvocato penalista Mario Palermo mi fece uscire dopo soli dieci giorni”.

Da allora Abenante abbandonò l’università per dedicarsi completamente alla politQuando è iniziata la sua carriera nelle istituzioni?

“I pastai di Gragnano mi vollero come candidato al collegio provinciale (in quello di Torre Annunziata era candidato Francesco Pinto) e fui eletto. Successivamente sono stato deputato, senatore per due volte, e a Torre Annunziata anche consigliere comunale e assessore all’urbanistica”.

Quando e come ha conosciuto sua moglie?

“Mia moglie si chiamava Ada Salvagnini, nata a Mestre il 21 agosto 1923, era stata una partigiana durante la seconda guerra mondiale. Fu trasferita anni dopo dal PCI a Salerno, dove la conobbi nel 1952 e la sposai nel 1954, con rito civile officiato dal sindaco Pasquale Monaco, nell’aula consiliare di Torre Annunziata. Purtroppo l’ho persa a gennaio del 2011”.

A proposito del sindaco Monaco, ci può dire qualcosa su di lui?

“Era un professore, amatissimo dal popolo, anche se in parte osteggiato in sezione perché figlio di un padrone di pastificio (il padre aveva il suo opificio in via Vesuvio), ma la sua moralità, onestà, bravura e competenza amministrativa erano eccezionali”.

Un’ultima domanda. Lei è stato un parlamentare, cosa pensa delle riforme istituzionali che si stanno discutendo in questi giorni?

“Sono contrario sia al sindaco d’Italia per il governo che all’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Occorre preservare l’equilibrio tra i poteri dello Stato, non concentrare i poteri in una sola persona. Non c’è bisogno di stravolgimenti della Costituzione che ne snaturino l’essenza ma solo di accorgimenti che si possono concordare attraverso un serio confronto di idee. La democrazia e la Costituzione ci sono costate tanti sacrifici, morti e battaglie politiche, quindi non devono essere messe in discussione, tanto più che le priorità del Paese sono altre, innanzitutto il lavoro".

I funerali si svolgeranno domani, 28 marzo 2024, alle ore 15,00, partendo dall'abitazione dell'estinto in via Miroballo al Pendino n. 35, Napoli.