A cura della Redazione
Eupremio Carruezzo arriva in sala stampa, al termine di Savoia-Aversa Normanna, quando qualche collega aveva già lasciato il Giraud. Le gare in notturna, si sa, impongono tempi ristretti per la realizzazione dei servizi. I giornalisti ancora presenti pensavano ad un intervento del direttore generale del Savoia sulla seconda, importantissima vittoria consecutiva casalinga dal momento del suo insediamento. E invece no. L’ex bomber è davanti a microfoni e taccuini per raccontare la sua verità sulla vicenda Di Nunzio: «Le mie sensazioni sono contrastanti. Gioisco per la vittoria conquistata con il cuore, ma non posso non essere rammaricato per la definizione di “poco serio” ricevuta dal procuratore del calciatore Di Nunzio. Di poco serio in questa storia c’è l’atteggiamento di questi signori che, fin dal primo giorno del mio arrivo a Torre Annunziata, non hanno agevolato la rescissione richiesta del contratto». Carruezzo sottolinea aspetti e particolari di una querelle infinita che ancora non trova una definitiva conclusione: «Di Nunzio mi ha subito detto che non avrebbe mai più indossato la maglia del Savoia. Si è rifiutato di scendere in campo nella prima gara del 2015 a Messina dove, vi ricordo, era in programma uno scontro diretto per la salvezza e dove siamo stati costretti a convocare diversi ragazzi della Berretti. Un comportamento poco professionale che ha danneggiato oltremodo la nostra squadra. Poi il 13 gennaio ha inviato un certificato medico con dieci giorni di prognosi e successivamente ci è arrivata la messa in mora». Il direttore generale incalza: «Il procuratore parla di una somma da noi non riconosciuta al calciatore. Voi non sapete che il contratto di Di Nunzio prevede una provvigione di 12.000 euro più iva da riconoscere a Bruno Carpeggiani e non al figlio Augusto effettivo procuratore dell’atleta. Con questo espediente vengono aggirate le norme vigenti in tema di tesseramento, oltre ad accrescere i costi per la società su contratti già di per sé onerosissimi. E poi io sarei il poco serio?». Carruezzo conclude: «Pur di accontentare il calciatore che chiedeva di andare al Cosenza, abbiamo anche dato la nostra disponibilità a tesserare un difensore dei calabresi che non trovava spazio tra i rossoblu, nonostante proprio il nostro reparto arretrato in questo momento mi sembra completo. L’operazione si perfezionava con un esodo incentivato per Di Nunzio ovviamente spalmato su più mesi, ma il calciatore ha rifiutato anche questa ipotesi».