A cura della Redazione
E’ deceduto Franco Langella, 76 anni, presidente del Savoia agli inizi degli anni ’70. Alla moglie Lucia Ambrosio e ai figli Angelo e Gioacchino le più sentite condoglianze da parte delle redazioni di TorreSette e torresette.it. La prima intervista non si scorda mai, figurarsi il primo intervistato. Nel mio caso, anno 1972, fu Franco Langella, allora presidente di un Savoia appena retrocesso dalla serie C e alle prese con una crisi economica senza sbocchi. Che fosse un tunnel senza uscita lo sapeva benissimo anche Langella, ma provò l’impossibile, come spesso gli è capitato in una vita conclusa troppo presto. Neppure ricordo le domande, ricordo però l’entusiasmo nelle risposte, nonostante si fosse già ai verbi difettivi. L’entusiasmo del pubblico, la necessità di coinvolgere nuovi operatori (ma la città era in ginocchio come ora, o forse anche peggio), la forte ribellione verso un destino che ci avrebbe portato alla seconda retrocessione: ecco i sentimenti di quell’intervista, resa a un ragazzino di 15 anni al quale il direttore della Voce della Provincia, Pasquale D’Amelio, aveva concesso l’onore della scrittura sul giornale di Torre Annunziata. Mi trattò come se fossi un giornalista vero, erano più importanti le cose da dire più del dettaglio che a raccoglierle fosse solo un adolescente. Lui era sinceramente incazzato, io fanciullescamente incantato. Quell’uomo enorme, così mi appariva, lo avevo studiato bene: aveva cominciato il suo lavoro da spedizioniere quando il porto di Torre era un punto di riferimento certo per il trasporto delle merci. Aveva lavorato con un galantuomo siciliano, don Antonino Siringo, che gli aveva trasferito ufficio e casa al momento di traslocare verso Napoli. Franco Langella amava la bellezza, questa era l’idea che dava di sé: una bellissima moglie, due figli altrettanto belli, belle macchine. Avrebbe voluto essere presidente di una squadra bella e forte. Quel traguardo apparve presto un miraggio irraggiungibile e l’avventura calcistica naufragò. Poco dopo quell’intervista (per me) memorabile. Il calcio, per quei strani giochi della vita, è tornato alla fine, quando ha ceduto la sua bella casa a Ciro Immobile, il talento che avrebbe voluto scoprire nel suo Savoia, un’avventura senza lieto fine. MASSIMO CORCIONE