A cura della Redazione
Professione capolista. Un mestiere eccitante, esaltante, coinvolgente. Un contagio la cui diffusione finisce per colpire anche il più gelido e distaccato dei tifosi. La febbre bianca si sta trasformando nuovamente in epidemia a Torre Annunziata. Non accedeva da tanto, troppo tempo. Rassegnazione e disincanto per anni si sono imposti, favoriti anche e soprattutto dal vuoto assoluto di un territorio refrattario alla realizzazione di un qualsivoglia progetto sociale. Figuriamoci poi se l’idea aveva per argomento una squadra di calcio. Lazzaro Luce ha intuito le potenzialità di una città dalle risorse immense ma teoriche, perché mortificate dall’assenza di investimenti. Il presidente crede fermamente nel “suo” Savoia. E forse nemmeno lui, con la sua riconosciuta esperienza di imprenditore di successo, avrebbe stimato un budget di 18 punti nelle prime 6 partite di campionato. L’aria rarefatta della vetta, però, può provocare effetti collaterali molto pericolosi. Per questo Vincenzo Feola fa bene ad optare per i voli bassi. Quelli pindarici preferisce lasciarli a commentatori superficiali e dediti all’esercizio della banalità. L’allenatore dei bianchi ha l’abitudine di riporre immediatamente in archivio i successi e le emozioni più recenti per concentrarsi senza indugio sull’appuntamento successivo. La complessità di questa operazione sta nel trasmetterla senza interferenze allo spogliatoio ed isolarlo dall’entusiasmo, dal fervore e dall’esaltazione che caratterizzano l’ambiente intorno alla squadra. «Ho sempre affermato che il campionato di serie D è difficilissimo. Non basta chiamarsi Savoia ed avere una squadra forte per vincere. Se in campo non si scende concentrati e con la mentalità giusta, partite come quella di domenica scorsa con la Cavese possono creare grossi problemi». Un invito alla meditazione quello del tecnico che non è solo diretto ai suoi calciatori, ma anche a chi con fretta e superficialità vorrebbe liquidare come una formalità una stagione agonistica ancora lunga ed intricata. Il prossimo avversario, ad esempio, si chiama Orlandina ed occupa la seconda posizione in classifica a quattro lunghezze dai bianchi. Ovvio attendersi quello il gergo pallonaro denomina “match della vita” da parte della compagine sicula. Quella partita che si affronta con inconsueta intensità, straordinario impegno ed elevata tensione. Il Savoia di quest’anno è perfettamente consapevole che tutti gli avversari attendono la capolista per recuperare visibilità tecnica e mediatica. Ma i buoni propositi sbandierati dagli antagonisti dei bianchi nelle sei precedenti vigilie, fino ad ora, sono rimasti confinati negli onesti intendimenti. Per adesso, gli spot sul palcoscenico della serie D si sono accesi solo per illuminare il sontuoso percorso del team allenato da Vincenzo Feola. L´AVVERSARIO A Capo D’Orlando tutta la città ed il comprensorio fremono per l’arrivo della capolista. La neo promossa, autentica matricola terribile, si è ottimamente comportata in questo inizio di torneo. La formazione del presidente Massimo Romagnoli, deputato al Parlamento, al momento è l’inseguitrice più vicina al Savoia con i suoi 14 punti in classifica. Reduce dal pareggio in quel di Rende (1-1), i messinesi arrivano in un ottimo stato di forma psico-fisico al match di domenica. Lo stesso presidente Romagnoli puntualizza: “Tutto il girone ci guarda sperando che facciamo il miracolo nel battere il Savoia. A parte tutto, sono consapevole che quella torrese è la compagine più forte di tutta la D e per noi giocare il match a soli quattro punti di distanza è un onore”. Curiosità nella curiosità è il direttore sportivo, Marco Cirllo, torrese, ex calciatore nel settore giovanile dei bianchi ai tempi di Gigi De Canio: «Non vedo l’ora di vedere la maglia bianca scendere in campo a Capo d’Orlando. Sarà una grandissima emozione. Ho il Savoia nel cuore da sempre. Non sarà una gara come le altre». GIUSEPPE CHERVINO (dal periodico TorreSette dell´11 ottobre 2013)