A cura della Redazione
Reduce dal bagno di folla successivo all’investitura ufficiale in qualità di nuovo presidente del Savoia, Lazzaro Luce non si sottrae a taccuini e registratori per chiarire le sue intenzioni, illustrare i suoi programmi, sempre con grande cortesia e tatto. Doti che evidentemente contraddistinguono l’imprenditore casertano, se è vero che più volte da noi sollecitato non ha mai mancato di fornire il suo contributo con estrema affabilità. Presidente, una contrattazione avviata in maniera singolare e apparentemente destinata al peggio. Poi è bastato un incontro, un caffè e tutto si è concluso nel migliore dei modi. Ci spieghi com’è andata. «Ho conosciuto Contino il giorno stesso della chiusura della trattativa e ho immediatamente avuto la sensazione - ricambiata - di una persona stimabile. Sergio si è subito mostrato ben disposto ma anche rammaricato per la confusione creatasi attorno alla questione, e soprattutto stizzito per la singolarità della procedura che ha visto contatti allacciati e portati avanti dai soci di minoranza i quali, evidentemente, davano per scontata la sua adesione. Ha capito che non ero stato io a sollevare il polverone, e convenuto che i titoli sportivi non sono di proprietà personale ma appartengono alle comunità. Il suo grande senso di responsabilità ha fatto il resto». Lei ha abbandonato Sarno e Santa Maria Capua Vetere in tre anni. Cosa cercava e non ha trovato? «La prima volta che mi sono incontrato con una rappresentanza dei tifosi di Torre Annunziata ho detto loro che, pur amando il calcio, avevo preso in seria considerazione la possibilità di smettere dopo la parentesi con il Gladiator. Il convincimento veniva dalla delusione derivante dal fatto che, nonostante due campionati esaltanti, non avevamo avuto le risposte attese: poca gente allo stadio e la stessa struttura assolutamente poco confortevole e inidonea per palcoscenici di serie superiore, nonostante le promesse dell’Amministrazione comunale che, però, a conti fatti, si è mostrata poco sensibile. Il grande entusiasmo e l’affetto dimostratomi giorno dopo giorno dagli sportivi torresi mi hanno spinto a rivedere le posizioni. Ed eccomi qui». Cosa chiede ai tifosi? «Di starci vicino, di dare segnali forti e di avere la piena consapevolezza che io e chi mi affianca non trascureremo nulla pur di raggiungere l’obiettivo del calcio professionistico. Voglio però sottolineare un aspetto: so che la piazza è molto calda e appassionata ma deve scrollarsi di dosso la brutta nomea che l’accompagna. Occorre grande maturità ma sono certo che, impegnandoci tutti, insieme si possa lavorare per far ricredere molti detrattori». Definita la trattativa con Contino, lei diventerà proprietario del settanta per cento delle quote azionarie. Come si regolerà con i soci torresi? «In verità ho già un accordo di massima per acquisire un ulteriore dodici-diciotto per cento che mi sarà ceduto da alcuni soci (certamente Maia e Caiazzo, ndr). La forbice dipende dal fatto che c’è ancora incertezza sulle intenzioni di qualcuno (Contieri, ndr)». Ha già in mente l’organigramma societario? «C’è ancora da limare qualcosa per cui non mi sento di pubblicizzarlo in questo momento. Entro giovedì tuttavia, credo che certamente avremo le idee più chiare e potremo renderlo noto». Il suo predecessore aveva presentato all’Amministrazione comunale una bozza per la gestione del Giraud. Voi come intendete regolarvi? «Direi che questa è una problematica che va senz’altro affrontata ma con i giusti tempi. E’ chiaro che chiederemo la disponibilità dello stadio al Comune. Ed in questo senso, almeno dai primissimi contatti che abbiamo avuto con il sindaco Starita, la sensazione è positiva e mi è parso ci fosse buona volontà ad affrontare e risolvere la faccenda». Lei sa che il settore Distinti è da tempo inagibile? «Sono a conoscenza del problema. Cercheremo di far riaprire al più presto il settore anche per offrire un ventaglio di offerta più ampio agli sportivi». Cosa ci può dire in merito al settore giovanile? «A Santa Maria abbiamo avuto duecentocinquanta iscritti alla scuola calcio e tre squadre in lizza per le finali dei rispettivi tornei. E’ chiaro che tenteremo di ripetere l’esperienza in quanto le giovanili rappresentano il nerbo di una società di calcio che vuole guardare al futuro con fondate ambizioni». Mercato. Ci può confermare la migrazione di alcuni giocatori del Gladiator al Savoia? «Ci sono alcuni fedelissimi che certamente faranno parte della rosa nella prossima stagione (Del Sorbo, Di Pietro, Leone, Bizzarro, ndr). Di queste cose, però, preferisco ne parliate con il nostro direttore sportivo Simonetti». Perché la scelta di Vincenzo Feola come nuovo allenatore dei bianchi? «Avevo dato la mia parola per una sua riconferma ovunque fossi andato. Lo stimo molto, è un grande professionista, un uomo serio, capace e ambizioso. Con il Savoia si gioca una grande opportunità». Lei ha ribadito che la collocazione nei gironi è aspetto secondario. Potendo scegliere? «Ripeto, non ho preclusioni. E lo dico per esperienza. Ci avevano detto che il girone sardo-laziale era il più semplice: si sono presentate tre corazzate campane (Casertana, Turris e Sarnese) e alla fine ha vinto la Torres. Ci avevano detto che sarebbe stato un bene evitare il girone pugliese. Difficilissimo. Ci siamo ritrovati, noi matricola, al secondo posto mettendo in fila squadre come Matera, Taranto, Brindisi, Foggia. A conti fatti, il più semplice era quello siculo dove, a parte Cosenza e A.C. Messina, non si è visto granché». Ama il bel gioco o vincere a prescindere? «Amo vincere attraverso l’organizzazione, che il più delle volte è madre anche del bel gioco». Chiaro e compendioso, il neo presidente. A questo punto siamo tutti ansiosi di vedere tradotta sul rettangolo verde la sua voglia di vittoria. MATTEO POTENZIERI dal settimanale TorreSette del 14 giugno 2013