A cura della Redazione
So che questo non può essere il momento della memoria. Il Savoia ha rinunciato a giocare la sua partita di campionato, il modo peggiore, e il più improduttivo, per reagire alla delusione è rifugiarsi nel passato. Voglio comunque ricordare un vecchio tifoso che a chiunque arrivasse per giocare nel Savoia ripeteva con un orgoglio smisurato: sei arrivato a Torre Annunziata, qui abbiamo sempre messo la palla al centro, tutte le domeniche. Ieri questa certezza è crollata, per protesta o per ripicca il Savoia non è sceso in campo. Più della notizia fa tristezza l’indifferenza nella quale è maturata. Sembra che a nessuno importi molto del Savoia. Possibile che in nove anni sia evaporato tutto l’entusiasmo che accompagnò quella stagione vissuta in serie B, un magnifico sogno dal quale ci siamo tutti risvegliati in maniera troppo brusca? Eppure alla cancellazione provocata da un avventuriero sbarcato chi sa come nella terra dei (finti) furbi, rispondemmo tutti con un colpo di reni straordinario: quattro/cinquemila spettatori per partite del campionato di eccellenza sono primati che ancora resistono. La forza si è esaurita lì, le stesse otto stagioni in serie D si sono consumate assistendo a uno spopolamento progressivo delle tribune. Una fuga che non può essere spiegata con le promozioni solo sfiorate in molte occasioni, oppure con le condizioni incredibilmente fatiscenti di uno stadio che oggi è chiuso per inagibilità, termine che nasconde una situazione di degrado vergognoso. La vergogna si è estesa a tutti noi. Incapaci di assicurare la sopravvivenza a uno degli ultimi marchi della città. Siamo tutti colpevoli, tutti responsabili, ma anche tutti vittime. E quel che pesa di più, pure incapaci di trovare soluzioni. Chi finora ha garantito la sopravvivenza merita rispetto e un po’ di gratitudine: niente è stato fatto per gloria, ma solo per amore, un atto di supplenza per coprire le assenze. Imprenditori disposti a investire nel calcio non se ne vedono neppure là dove i ritorni potrebbero essere garantiti. Figurarsi qui dove il pareggio dei conti è meno di un miraggio. E non è credibile neppure che l’Amministrazione Comunale si sobbarchi l’onere della gestione di una società calcistica. L’autotassazione, poi, quante persone, quanti tifosi potrebbe coinvolgere? Pochi, pochissimi, purtroppo. Per dare una mano, basterebbe tornare allo stadio, anche se non in quello di Torre Annunziata. Un piccolo sacrificio nel nome del Savoia si può fare. MASSIMO CORCIONE