A cura della Redazione
Il nome di Vanni Roberto Peressin risveglierà i ricordi di chi – giusto quarant’anni fa - fu spettatore del Savoia più bello. Ma quel nome esce ora dall’oblio per il peggiore dei motivi: a 62 anni, mercoledì scorso, è stato scoperto senza vita nella sua casa di Villa Vicentina, provincia di Udine, dove si era stabilito dopo decenni vissuti in giro, a giocare prima e ad allenare poi. Aveva 62 anni, non tantissimi, ma che dovevano pesargli moltissimo. “Ex calciatore trovato morto in casa” ha titolato il quotidiano friulano che ha riferito la notizia della sua fine, ammantandola di mistero. Peressin poteva raccontare di aver conosciuto l’Italia, la passione calcistica degli italiani, come pochi. Era partito da Villesse, Gorizia, per il suo giro negli stadi della penisola. A Torre Annunziata lo portò, prelevandolo dal Torviscosa, Emilio Zanotti, allenatore bergamasco che formò dal nulla una formazione indimenticabile (almeno per chi ebbe la fortuna di vederla all’opera). In attacco fece reparto con Lino Villa e Luciano Eco, trio d’attacco ispirato da un centrocampo di talento (Busiello, Flaborea e Malvestiti). In porta Boesso, protetto da Crocco, Bechelli, Griffi e Pappalettera. A scendere in campo erano in tredici e il tredicesimo era quasi sempre Scamardella, scuola Napoli bravo a coprire tutti i ruoli. Dodicesimo Nodari, un bresciano che spesso s’alternò a Boesso, portiere detentore di un record d’imbattibilità fermo a 1081 minuti. Di questa squadra, che approdò alla serie C al posto della Turris per decisione di un tribunale sportivo, Peressin fu uno dei simboli di concretezza. Non pirotecnico come Villa, ma straordinariamente efficace. La carriera futura l’avrebbe dimostrato. Il punto più alto nel Palermo, in serie B, ma allora la strada per arrivare in alto era più tortuosa. Lo ricordano benissimo a Chieti, a Cosenza, in tutto il Friuli dove tornò più volte: prima per giocare nell’Udinese, poi nella Triestina, infine per guidare squadre che in campo disegnava a propria immagine. Da qualche anno un progressivo disimpegno, accompagnato – dicono quelli che con lui avevano mantenuto qualche sporadico contatto – da una noia insopportabile che deve aver vinto la partita. A noi resta la memoria di quell’anno vissuto a Torre Annunziata: era solo una squadra di serie D, a noi sembrava somigliasse alla nazionale. MASSIMO CORCIONE nella foto, Peressin con la maglia del Palermo