A cura della Redazione
Continua la serie negativa dell’Oplonti Volley, giunto ormai alla sesta sconfitta consecutiva, incapaci di vincere una partita ma soprattutto di proporre una prestazione decente. Beneficiato di turno un modesto Cimitile che non crede ai suoi occhi e infligge un mortificante 3- 0 interno agli oplontini. Partita in cui è difficile scegliere il peggiore in campo: ricezione inguardabile, difesa inesistente, palleggio incerto, attacco inefficace. Il Cimitile vince con un solo giocatore Aldarelli, attaccante di banda, e con un muro appena decente. Coach Carotenuto tenta anche le soluzioni che la panchina propone, ma chi entra affoga nel marasma generale non dando quella sterzata che la squadra necessita. Si alternano al palleggio Bafumo e Coppola, ma non ci convince nessuno. Nikolajev a centro fa quattro attacchi a partita, Catalano e Schiavone non passano mai, De Falco viene sostituito tardivamente al terzo set da De Simone, il libero Caso e Pinto, a centro, non si mostrano all’altezza della situazione anche dal punto di vista atletico. Non regge l’alibi delle assenze più o meno giustificate, degli infortuni più o meno diplomatici. Sabato in campo non c’erano degli atleti ma solo delle anime vaganti, attori di una squadra che sta dando il peggio di se già da diverso tempo. Dilapidato un buon vantaggio di punti, l’Oplonti “finalmente” raggiunge la zona retrocessione, alla vigilia di due trasferte consecutive, davvero difficili, come Battipaglia e Casandrino. Sconfortato il diggì Carmine Arpaia (nella foto), che non ha avuto la forza di guardare sino in fondo la partita di sabato, abbandonando l’impianto di via Isonzo prima che l’incontro terminasse. Chiederà conto di queste prestazioni in incontri separati, con il diesse De Gaetano, il coach Carotenuto, ed infine terrà a rapporto l’intero team, invitando chi non condivide più il progetto, a trovarsi un’altra destinazione. Il volley di serie C non è da professionisti, il piacere di stare insieme, di condividere un’esperienza, di lottare per un obiettivo comune, sono le fondamenta su cui costruire un team, se vengono meno veramente resta poco da salvare. Non sappiamo se è stato superato il punto di non ritorno. Noi inguaribili ottimisti speriamo di no. Vogliamo ancora credere che ci sia voglia di lottare , per non disperdere un patrimonio sportivo che non è un bene dei singoli, ma appartiene alla comunità. GIOVANNI GURGONE