A cura della Redazione
Riceviamo e pubblichiamo la nota del membro della segreteria provinciale del Partito Democratico Lello Ricciardi (foto): Da mesi, sul piano nazionale, si polemizza, duramente, sulla natura e sulla correttezza delle iniziative funzionali a stabilizzare l’attuale maggioranza parlamentare. In sostanza, si contesta all’attuale Premier di avere messo in sicurezza la maggioranza uscita dalle urne (Pdl + Lega) attraverso il sostegno – spontaneo o indotto che sia - di parlamentari provenienti da altri schieramenti, anche di opposizione, a fronte dell’uscita dalla coalizione di quegli esponenti confluiti in FLI. Siamo di fronte alla medesima situazione che si determinò con il governo D’Alema allorquando l’uscita dalla coalizione di Rifondazione Comunista fu compensata dall’ingresso nella maggioranza del gruppo parlamentare fondato dal defunto Presidente Cossiga. Su queste vicende, gli schieramenti si scambiano dure accuse, si rinfacciano comportamenti incoerenti, si lanciano attacchi, portati con inaudita violenza verbale. Eppure - senza per questo sottovalutare l’oggetto del contendere - la contesa riguarda “solo” la conferma, attraverso modalità né correttissime né rituali, della maggioranza comunque scelta dal corpo elettorale. Che dire, allora, di quanto è successo a Torre Annunziata? Più di due terzi del Consiglio Comunale ha cambiato partito e schieramento; molti consiglieri hanno considerato legittimo persino mutare più volte la loro appartenenza. Il Sindaco e la sua Giunta, gli innumerevoli assessori sia tecnici che di nomina politica, hanno, con desolante naturalezza, sovvertito il mandato popolare. Essi hanno cambiato schieramento per approdare a sponde culturalmente e politicamente alternative a quelle per le quali avevano chiesto la fiducia e dalle quali avevano ricevuto un mandato di rappresentanza. Una lesione non più riparabile della democrazia municipale. Non voglio parlare di chi si è prodotto in questa performance. Voglio analizzare, invece, quanto è accaduto cercando di capire come si può evitare che ciò venga a ripetersi nel futuro. Intanto, questa deriva dovrebbe generare una preoccupazione diffusa; certamente deve allarmare la parte più avveduta, moralmente esente da guasti, della società torrese, della sua classe dirigente largamente intesa (a partire da intellettuali, imprenditori, operatori della formazione e dell’informazione, dirigenti del mondo del lavoro e della consapevole partecipazione socio/culturale). Deve essere severa la valutazione sulla scelta di non tenere in alcuna considerazione il mandato di migliaia di cittadini? Io credo di sì. E’ un vulnus profondissimo che costringe tutti ad una più accurata selezione degli amministratori. Ma vi è un interrogativo più stringente: quanto accaduto costituisce, semplicemente, uno dei tanti episodi di trasformismo di cui è costellata la storia più opaca dei gruppi di potere del mezzogiorno o, piuttosto, è la spia di un corrompimento più profondo della cultura politica in una città dalla antiche e gloriose tradizioni democratiche? Dal tipo di risposta che si fornirà a questo interrogativo dipendono le scelte future: e non solo quelle del centrosinistra. In questo momento m’interessa, però, concentrare l’attenzione su alcune pre-condizioni che fungono da indispensabile presupposto alla risposta da fornire (sapendo che essa ha molto a che fare con la coalizione possibile). Programma, Sindaco e squadra di governo costituiscono i terreni su cui misurarsi. Non entrerò nel merito, mi limiterò ad alcune considerazioni di metodo. Il programma va costruito con il protagonismo sociale e culturale della nostra comunità, sulla base di dati scientifici, partendo da una analisi seria degli ultimi 15 anni e collocando le scelte in un orizzonte di sistema - non solo comprensoriale. Per me la parola d’ordine è risanare. L’ambiente, il tessuto urbano, la marginalità sociale, lo svolgimento della vita quotidiana: da qui verrà una spinta anche allo sviluppo se si saprà, contestualmente, coniugare progetto, attivazione delle risorse e capacità di realizzazione. Per scegliere il Sindaco è necessaria una procedura trasparente, democratica e di massa con definite e chiare regole. La squadra di governo va in larga parte preannunciata. Gli elettori siano messi in condizione di pronunciarsi anche sulla squadra, sulle sue caratteristiche di competenza, probità e serietà. Chi viene eletto consigliere rimanga a svolgere tale importante e delicata funzione. Si dica basta al rapporto negoziale sindaco/consiglieri, chi viene eletto e ritiene plausibile cambiare partito si impegni a dimettersi. L’esigenza di interpretare, rappresentare e governare i “bisogni di cittadinanza” richiedono una rigorosa coerenza con gli impegni assunti dinanzi al corpo elettorale, presuppongono pratiche gestionali di assoluta trasparenza, applicate con ferreo respiro etico, sostenuto da visioni ampie, esenti da iniziative in favore di ristretti gruppi di interesse. La nostra libertà, la tutela dei diritti di cittadinanza sono garantiti dal rispetto pieno delle regole che scegliamo quale bussola dei nostri comportamenti sociali; il mancato rispetto delle regole produce tracotanza, arroganza, negazione delle libertà e dei diritti. Questo richiamo potrà sembrare scontato, eppure ora più che mai, non lo è! Su questo impianto sarei lieto si aprisse un dibattito. Probabilmente nella nostra città si deve lavorare proprio alla ricostruzione di un clima di rispetto per le regole, di senso delle Istituzioni oggettivamente minacciato ed in declino. A questo sforzo possono partecipare tutti: tutti coloro che giudicano impercorribili le scelte compiute dall’attuale maggioranza municipale. Senza pregiudiziali. E quanti hanno l’ambizione di guidare questo processo così difficile hanno il dovere di parlare chiaro, di dire cosa pensano e propongono, di esporre le loro metodologie, di rendere note le energie umane di cui intendono avvalersi. Anche così cresce la qualità del confronto e della democrazia municipale. RAFFAELE RICCIARDI