A cura della Redazione
Sì ALL’ACQUA PUBBLICA, NO AL NUCLEARE: I REFERENDUM Per l’acqua pubblica e contro il ritorno al nucleare. Due sacrosante battaglie di civiltà a tutela dei cittadini italiani. Per impedire che venga privatizzato “l’oro bianco”, un bene di tutti e che siano realizzati nel territorio nazionale impianti di produzione di energia nucleare. Il primo referendum, per il quale è già iniziata la raccolta di firme, è sostenuto da diversi movimenti e partiti, tra cui, a livello nazionale, il Forum Italiano dei Movimenti dell’Acqua, mentre a Torre Annunziata, il Caffè Letterario Nuovevoci, l’Italia dei Valori, la Federazione della Sinistra e Sinistra Ecologia e Libertà. Ed altri si stanno mobilitando al riguardo. In prima fila, contro la “mercificazione” dell’acqua, c’è il Padre comboniano Alex Zanotelli, che lunedì 3 maggio è stato proprio a Torre Annunziata, all’Isa “de Chirico” e al Caffè Letterario Nuovevoci, per illustrare le motivazioni che hanno portato all’indizione del referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Le perplessità dei consumatori e del comitato promotore consistono nel fatto che affidare il servizio idrico ai privati, la rete continuerebbe a restare pubblica, farebbe sicuramente lievitare sensibilmente le tariffe. E così, un bene primario, essenziale nella vita delle famiglie, potrebbe trasformarsi in un “lusso”, dagli elevati costi. Ecco perché, all’insegna dello slogan “Acqua pubblica, ci metto la firma!” ci saranno nella nostra città, il sabato e la domenica mattina, alcune postazioni di raccolta delle firme a sostegno del referendum che ribadisce la piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo dovrebbe spettare esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità e al prezzo del servizio. Il secondo referendum è contro una recente legge del Governo Berlusconi che è per il ritorno al nucleare e la costruzione di quattro centrali alimentate da questa fonte energetica che si è rivelata, nel tempo, estremamente pericolosa. Come non ricordare il disastro di Chernobyl del 1986, i cui effetti negativi si ebbero anche in Italia? Oppure la centrale nucleare del Garigliano, nel comune di Sessa Aurunca (Caserta), chiusa addirittura otto anni prima, nel 1978? Essa restò in funzione per appena quindici anni e fu caratterizzata da diversi e gravi problemi, come la contaminazione del fiume Garigliano, del mare e delle campagne circostanti, senza considerare che nel territorio limitrofo all’impianto si registrano da allora alti tassi di malformazioni genetiche e di tumori. Nel 1987, l’80 per cento degli Italiani decise, con un referendum, che il nucleare doveva essere abbandonato, ma l’attuale Governo ha cancellato con un colpo di spugna quella volontà popolare e ha riproposto il ritorno al nucleare, ritenendolo più economico rispetto ad altre fonti energetiche. Non considerando, però, che oltre al costo di realizzazione delle centrali, bisogna anche provvedere al loro smantellamento dopo circa mezzo secolo di attività, oltre alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito ed alla conservazione delle scorie radioattive in specifici depositi. Si pensi che a trentadue anni di distanza dalla chiusura della centrale del Garigliano, continuano ancora questi lavori che si concluderanno solo tra dieci anni e verranno a costare oltre 150 milioni di euro! Ecco perché, nella Finanziaria 2010 approvata dalla Regione Campania, all’art. 1, comma 2, è stata inserita una norma che stabilisce quanto segue: “In assenza di intese con lo Stato in merito alla loro localizzazione, il territorio della Campania è precluso all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica-nucleare, di fabbricazione e di stoccaggio del combustibile nucleare nonché di depositi di materiali radioattivi”. Una norma di cui il neo presidente Stefano Caldoro dovrà tener conto qualora si ritenesse di individuare nella nostra regione un sito per la costruzione di centrali nucleari. Intanto, nella nostra città, sul referendum antinucleare, si è mobilitata, in particolar modo, l’Italia dei Valori, che allestirà un banchetto di raccolta firme domenica 9 maggio, dalle 10,30 alle 13, nei pressi della Banca Nazionale del Lavoro. SALVATORE CARDONE (dal setiimanale TorreSette del 7 maggio 2010)