A cura della Redazione
Pubblichiamo la lettera pervenutaci da parte del Circolo Giovani di Torre Annunziata. "Il nuovo scenario politico nazionale maturato nelle ultime settimane non può non rappresentare uno spunto di profonda riflessione anche, e soprattutto, per tutte le compagini partitiche locali. In particolare, ad essere interessato da questa fase introspettiva dovrebbe essere il centrodestra torrese, che, alla luce dei fallimenti, elettorali e non solo, del recente passato, necessita evidentemente di un processo di profondo rinnovamento, già ampiamente invocato negli anni precedenti e puntualmente disatteso. Né sono bastate ad innescarlo le estemporanee passerelle del protagonista di turno, che sistematicamente sono andate ad infoltire il già ricco catalogo dei successi effimeri. Naturalmente anche il versante opposto avrebbe bisogno di andare in analisi: il Partito Democratico torrese più che di un collaudo pare richieda già di una revisione, con beghe interne, personalismi e questioni di potere che imperversano come ai tempi degli ex Ds e Dl, testimoniate dalla polemica tra il coordinatore cittadino Ascione e l’ex sindaco Monaco, dall’assolutamente tardiva costituzione del gruppo consiliare e dal rimpasto delle tre poltrone, qualcosa di più rassomigliante al gioco delle tre carte. L’arcobaleno della sinistra riunificata, inoltre, è offuscato dai fumi della monnezza e dell’ambientalismo del non fare. Anche nel nostro comune da quest’area politica si sono levate solo prediche e buoni propositi e ben poca concretezza: basti pensare ai due assessori, Magliulo prima e Manna poi, che in questi anni Rifondazione Comunista ha mandato a presidiare proprio l’ambiente e l’igiene urbana, con il risultato di un piano per la differenziata, prescritto per legge dal ’98, licenziato soltanto dopo il riesplodere in maniera irreversibile della crisi rifiuti e con la minaccia di un commissariamento. Intendo, però, ritornare a concentrarmi, con un approccio criticamente costruttivo, sul centrodestra, dove sia io che l’associazione che rappresento abbiamo radici, seppur con la nostra autonomia, specie intellettuale. La svolta segnata dal varo della lista unica detterà un restyling della Casa delle Libertà sulle solide fondamenta del Partito Popolare Europeo. Tale rinnovamento non può essere atteso e subito, secondo uno schema a cascata; in un contesto come il nostro andrebbe invece intercettato nell’immediatezza del suo nascere, metabolizzato, dominato e, in alcuni suoi aspetti, addirittura anticipato, in modo da fornire un forte impulso dalla base. Sull’onda della novità, quello del centrodestra torrese deve cogliere la sfida di diventare un naturale partito di governo, cosa difficile da concepire oggi, alla luce delle recenti tornate elettorali in cui la CdL ha rischiato di farsi sostituire nella meccanica bipolare locale da agglomerati di altro genere, se non avesse partecipato a coalizioni ibride. E’ un obiettivo ambizioso, ma anche naturale, che richiederà un lavoro di anni, per cui tanto vale dedicarvisi sin da subito. E’ giunta l’ora, dunque, di dare corpo e anima al progetto di un “New Party”, un partito nuovo (e non un nuovo partito) fondato su un “New Deal”, un nuovo patto con il popolo. Suggerisco di lavorare sugli aspetti principali dell’attività di un partito: revisione del programma, comunicazione politica, rilancio della leadership e del partito consiliare. A proposito di leadership, non deve essere un tabù discuterne; è importante attuare un rivoluzionamento dei processi decisionali interni, che, se da un lato deve ampliare la partecipazione dei membri e delle organizzazioni locali, al tempo stesso deve consentire alla leadership di guidare e controllare il dibattito e i suoi esiti. Considerare, inoltre, strumenti di democrazia plebiscitaria, rivolti a tutti i membri del partito, per superare gli ostacoli derivanti dal protagonismo delle gerarchie e delle correnti interne. Chioso con una triplice proposta da realizzare rapidamente: il gruppo consiliare unico, aperto anche alla civica Orgoglio e Dignità che rappresenterebbe, a mio avviso, un importante valore aggiunto, se vorrà starci; costituire un coordinamento comunale del PdL, coinvolgendo tutti i soggetti che ne sono interessati, con particolare attenzione all’associazionismo (anche di tipo locale) e ai liberi cittadini, ed istituendo la figura di un portavoce del partito, magari individuato mediante consultazione degli iscritti; realizzare uno shadow cabinet, una giunta ombra, in cui sia coinvolta una nuova generazione politica che possa rappresentare l’alternativa futura al centrosinistra. Non si tratta della richiesta di fare uno scatto in avanti, fuori dagli schemi dettati dall’alto e dai precetti statutari, ma di coltivare un disegno strategico lungimirante. Se è vero come si professa, e io credo di si, che il Popolo della Libertà è figlio di quel grande sentimento di massa che si è manifestato in quel famoso 2 dicembre, il mio ragionamento non dovrebbe scandalizzare, anzi. Spero di essere compreso dalle forze, locali, ovviamente, del centrodestra che hanno aderito al progetto di unire i moderati e che, salvo qualche eccezione, sembrano procedere per inerzia. In particolare, ahimè, Forza Italia, motore principale del progetto, naviga da tempo a vista, incapace di svincolarsi dalle performance di chi si atteggia a berluschino locale per sposare una strategia di più ampio respiro, che abbia al centro Torre Annunziata. Solo così potremo gridare anche: rialzati Torre!". Il Presidente Claudio Bergamasco