Se una volta c’era l’autunno caldo, adesso c’è un’estate raggelante. Anche qui a Torre Annunziata, terra di frontiera da sempre. E la meteorologia non c’entra. Stanno ibernando le nostre speranze quando ci dicono che siamo più vicini alla Grecia che all’altra Italia, quella  che timidamente riprende a correre; o quando ci ricordano che un ragazzo su due sotto i 24 anni è senza lavoro; o ancora quando certificano che ci vorranno 20 anni perché gli effetti della crisi si spengano. E le chiamano fluttuazioni, tanto per provare a normalizzare un concetto che invece è maledettamente disperato.

 Il Garigliano da sempre ha diviso in due il Paese, adesso addirittura lo spacca. È vero che Roma non sta benissimo, che tra le  infiltrazioni malavitose di Mafia Capitale e i sabotaggi più o meno provati all’aeroporto di Fiumicino sta appannando la propria immagine e quella dell’intera Italia, ma qui al Sud è davvero scattato l’allarme rosso.  E la questione non è meridionale, è nazionale. La nazione non può perdere pezzi, in Europa o si va avanti tutti in fila, o si resta fuori, sempre tutti insieme. Questa è la parte meno chiara della vicenda, non è chiara soprattutto a chi ci governa. Nessuno s’interroga sul destino di quella parte del Paese che produce povertà e non ricchezza. I Comuni mettono a bilancio promesse e non più entrate, visto che incassano sempre meno da una popolazione in maggioranza senza lavoro.  Una situazione drammatica che pochi considerano tanto seriamente da mettersi lì a studiare le contromisure proposte. 

Finora sono state le aziende che producono e vendono servizi le uniche a essersi accorte che l’Italia sono due: gli esperti lo definiscono local impact marketing, più semplicemente sono prezzi che si adattano alle condizioni economiche del luogo, di fatto rappresentano la certificazione che per vendere in aree depresse occorre ribassare. Di solito funziona,  ma il pubblico non imita il privato.  Sappiamo tutti che dietro quel dato apocalittico della disoccupazione si nasconde il gigantesco fenomeno del lavoro nero, del lavoro non tutelato, non protetto. Stimolare l’emersione attraverso incentivi fiscali potrebbe essere una strada da battere, un modo per allontanare dalla Grecia la parte bassa della Penisola, riavvicinandola all’Europa e aumentando la nostra credibilità presso l’Unione.  Ma nessuno ne parla, più interessante litigare per la  spartizione di poltrone nel prossimo consiglio d’amministrazione della Rai.

Poi, alle prossime elezioni, tutti c’interrogheremo perché uno su due non vota. Prima o poi s’accorgeranno che esistiamo anche noi. E che ancora non parliamo greco. 

L’ultima bacchettata di Renzi segue l’annuncio di un incontro per il Sud all’interno del PD. Basta con i piagnistei, intima il premier, dopo aver fissato per il 7 agosto una riunione non di governo, ma di partito. Se la prende con i sindaci, con Fassino e De Magistris. La prossima volta chiederà di porgere l’altra guancia.