Forse appartiene davvero alla lista delle nostre vocazioni, ma troppe volte la voglia di spendere parole prevale sulla voglia di fare. Giusto una settimana fa, presentando il libro di Vincenzo Marasco e Antonio Papa su novanta anni di Torre Annunziata rivisitati attraverso 51 articoli di giornale, è stato ricordato un significativo primato (non certificato): le testate che hanno raccontato la vita cittadina sono state 33. Dall’Ottocento a TorreSette, fiumi di inchiostro sono stati versati spesso per riferire di occasioni mancate. C’è anche questo nel nostro DNA: ci facciamo del male da soli.

Io ai nostri appassionati di storia torrese avrei uno spunto da offrire, e non solo per confinarlo nel luogo della memoria: il mondo delle Arciconfraternite. Sì, quelle che scortano la Madonna della Neve in processione il 22 ottobre, con i drappi che sembrano vele più o meno spiegate. Confesso che la loro origine e la loro consistenza sono state per me una recentissima scoperta, dovuta al ritrovato incontro con un mio amico da sempre: Alfredo Cutrupi. Conservavo un pallido ricordo risalente alle domeniche di tantissimi anni fa, quando accompagnavo mio padre alla messa domenicale nella Cappella che si apre sulla terrazza del Carmine. Già allora intercettavo Alfredo, mio compagno di classe per otto anni e pure lui in compagnia del papà dal quale ha ereditato anche questo senso di appartenenza. Ora Alfredo regge la guida del Santissimo, secondo una tradizione familiare che vede quasi tutte le nostre famiglie divise tra queste benemerite associazioni che a volte risalgono addirittura al 1500. Sei secoli di azioni spesso misconosciute che meriterebbero di essere indagati. Ma non è una storia da coniugare al passato: le Arciconfraternite ancora esistono e operano, non solo per assecondare il sonno eterno dei nostri defunti. Sono un esempio di associazionismo che resiste in un periodo (che qui dura da troppo) in cui l’egoismo vince sulla solidarietà.

Il vento sta cambiando, il principio della delega è fortemente in crisi, la volontà di contare di più sta contagiando gli italiani, sempre meno disposti a restare a guardare.

Le Arciconfraternite, storicamente, sono state anche iperattive, adesso chiedono un po’ di attenzione. Concediamogliela. È uno dei casi in cui la conoscenza del passato aiuta a disegnare un futuro che sia più ricco di fatti e meno di parole. Proprio ciò di cui ha bisogno Torre Annunziata.