A cura della Redazione
Per una volta, anche qui, parlo di calcio. Mi accade quotidianamente, ma quando lo faccio per lavoro ho un distacco che non riesco a mantenere se di mezzo c’è il Savoia. Figurarsi prima di Savoia-Salernitana, tutt’altro che una partita come le altre. Vale il doppio, addirittura il triplo per il Savoia, se l’ultima tegola caduta in testa, il deferimento per insolvenza, produrrà effetti in una società vittima di una pesantissima crisi di crescita, sofferta con la promozione dalla serie D alla Legapro’. Se davvero dovessero arrivare dei punti di penalizzazione per una vicenda di mancati pagamenti sempre negati fino a Natale, la situazione in classifica si complicherebbe maledettamente: nessuno ci sta a dichiararsi sconfitto prima della conclusione della stagione regolare, e quindi anche l’ultimo posto è tornato pericolosamente disponibile. La corsa del Savoia sarà proprio tutta volta a evitare la maglia nera; una corsa lunga e, comunque vada a finire, da vivere con sofferenza. La sfida con la Salernitana di Lotito e Mezzaroma è una tappa fondamentale di questo calvario che tutti vorremmo si concludesse a giugno con una fantastica resurrezione. Inutile fare confronti, istruire faccia a faccia, pesare sulla bilancia della logica la forza delle due squadre: da una parte ci sarà una formazione costruita per tornare in serie B (palcoscenico che la città di Salerno merita per passato e passione), dall’altra ci sarà il Savoia fortissimamente motivato a restare in questa terza serie comunque prestigiosa. Carruezzo e i tifosi hanno stretto, ancora una volta, un patto d’acciaio: prezzi più bassi, presenze garantite per supportare ragazzi che (per la massima parte) mai hanno vissuto emozioni così forti. Io non ci sarò, purtroppo, ma c’ero quando, in un campionato ancor più disgraziato, fui testimone, con altri migliaia di spettatori di una piccola grande impresa. Stagione 1971-72, sempre Savoia-Salernitana, con noi torresi senza soldi, destinati a tornare in D, e gli avversari programmati per raggiungere la promozione. Stadio pieno, grazie a una massiccia invasione salernitana, e sensazionale sorpresa in campo: vinse il Savoia con un gol dello studente Sergio Cirillo, diventato simbolo di quella sfida impossibile insieme con Nicola Vitiello (ora direttore dell’Ospedale) e Pietro Lo Monaco (uno dei dirigenti più preparati del calcio italiano). Altri tempi, neppure da rimpiangere, visto l’esito finale di allora. Basterebbe solo ripetere il risultato. Questo è il calcio che mi piace. Con il lieto fine, mi raccomando. MASSIMO CORCIONE