A cura della Redazione
Esiste una riconoscenza anche per i luoghi. A volte scrivono la nostra piccola grande storia. Quella recente del Savoia, per esempio, Ë tutta ambientata allíinterno dello stadio Giraud: diciassette vittorie su diciassette partite nellíultimo campionato di serie D, un cammino da record che ha condotto la squadra in Legaproí. Ora quel luogo andrebbe coccolato, ammodernato, rifinito per la festa del debutto in un torneo professionistico dopo oltre un decennio passato tra i dilettanti, giocando su campi precari, a volte senza tribune. Ma in dubbio cíË molto pi˘ di un esordio, e non Ë solo una questione estetica: ne va della sicurezza, un tema che in questi giorni Ë (giustamente) tab˘, inviolabile. Niente deroghe senza modifiche, allora. Anche se non bisogna essere espertissimi frequentatori di stadi per affermare che la stragrande maggioranza degli impianti Ë di qualit‡ inferiore per servizi offerti e per garanzie. La questione Ë chiara: occorre numerare tutti i posti e piazzare una trentina di telecamere per monitorare tutti i settori da una centrale operativa da allestire. Non sono dettagli trascurabili, nÈ investimenti irrilevanti. Il problema Ë trovare i fondi, ma le finanze comunali sono secche quanto un torrente díestate. Líaltra ipotesi non vorrei neppure prenderla in considerazione: líesilio da qualche altra parte, un impegno supplementare nelle domeniche dei torresi che distoglierebbe molti dalla voglia díandare allo stadio. Un danno economico per la societ‡ e una perdita díenergia per la squadra che nellíultima stagione Ë stata sospinta dal calore del suo pubblico anche nei giorni di scarsa forma. I dirigenti hanno lanciato líallarme per primi, il sindaco ha sempre rassicurato tutti, la Lega Ë inflessibile nellíesigere che le prescrizioni vengano rispettate, la sede alternativa non convince nessuno ed Ë difficile da reperire senza rischi. Come uscire dallo stallo? Gi‡ sento il coro di quanti sarebbero pronti a ripetere che il Savoia non puÚ essere una priorit‡ in una citt‡ tanto inguaiata. Ma non posso neppure credere che una vittoria sportiva venga oscurata per uníinadempienza, somiglierebbe troppo a un fallimento. Vanno regolati i rapporti tra Comune e Club. Occorre solo che si parlino, un accordo non puÚ non essere trovato. Ma quanto siamo bravi a farci del male da soli. Senza rispetto per i luoghi della nostra piccola grande storia. MASSIMO CORCIONE