A cura della Redazione
Un segnale, un pericoloso segnale che la resa degli altri è lontana e che la guerra continua: l’aggressione armata a Giosué Starita ha inquietato tutti e minaccia di favorire un ritorno pieno all’omertà e a quelle detestabili corse al giustificazionismo sociale che per anni hanno significato connivenza e complicità con la camorra. Non è un’istituzione benefica, non ha preso il posto della Cassa per il Mezzogiorno, non distribuisce posti e salari ai bisognosi. Se paga qualcuno, lo fa perché violi la legge, perché esegui condanne scritte in nessun codice di diritto, perché limiti la nostra libertà, soprattutto quella d’iniziativa economica. Anche se l’aggressore per qualcuno era solo uno sbandato, era uno sbandato con la pistola alla cintola, e quell’arma non è stata acquistata al supermercato. Solo il caso ha voluto che il sindaco venisse risparmiato, ma qualcun altro avrebbe potuto essere ucciso o potrà esserlo perché c’è chi ha un rispetto inesistente per la vita umana e considera la prevaricazione del più forte sul più debole l’unica legge da osservare. Non abbiamo bisogno di eroi pronti a immolare la propria vita, anche Giosué – lo chiamo così perché lo conosco da ragazzino – non credo aspiri a diventare vittima sacrificale. Non era un eroe Giancarlo Siani che Torre aveva sottovalutato quando raccontava ciò che noi passivamente avevamo accettato come scontato. Ma è indispensabile che la città fiancheggi chiunque rappresenti l’Istituzione. Il Sindaco è il primo avamposto dello Stato sul territorio, è stato liberamente eletto dai suoi concittadini che hanno condiviso un suo progetto. La riaffermazione della legalità come bene fondante della nostra comunità era in tutti i programmi, risposta a una richiesta che partiva da una parte della cittadinanza, sicuramente la parte alla quale non appartiene colui che ha puntato la calibro 9 al viso di Starita e – per la proprietà transitiva – di tutti quanti da sempre tifano perché Torre Annunziata torni (o finalmente diventi) una città normale. Quei minuti infiniti tra l’inizio dell’aggressione e la fine siglata dall’arresto del pistolero sono un altro pericoloso indizio: perché nessuno ha chiamato subito polizia o carabinieri? L’indifferenza non è stata totale, molti hanno provato a intervenire, poi bloccati dallo stesso sindaco, ma altri hanno evitato anche uno squillo al 112 o al 113. Questo è un segno di rassegnazione, che poi sfocia proprio nella complicità, l’anticamera della resa totale, della nostra sconfitta come società ormai poco civile. Pochi giorni dopo l’invocazione spontanea che ha chiuso la Processione della Madonna della neve, pochi giorni dopo un’operazione di polizia che ha meritato pure l’intervento del Ministro dell’Interno, l’ultimo episodio spinge Torre all’indietro in questo lento cammino legalitario. O, magari, è solo l’elettrochoc di cui tutti avevamo bisogno. Non è finita, a Starita e a quanti non si sono ancora arresi tocca ancora resistere, resistere, resistere. MASSIMO CORCIONE