A cura della Redazione
Di crisi in crisi, l’Italia invecchia ma non migliora. Soprattutto non cambia: restiamo gli stessi, sopravviviamo a fatica, dall’alto si fa di tutto perché si capisca sempre meno. Valla a spiegare l’ultima settimana a chi ha poca dimestichezza con il teatrone della politica. Durante il voto di fiducia in Senato gli ambasciatori delle potenze europee prendevano appunti, ma intervento dopo intervento vedevano la situazione sempre più confusa. La scorsa estate un torrese di Francia ha ospitato nella sua bella casa vista mare un gruppo di suoi amici intellettuali parigini. Affascinati da tutto, dalla folgorante bellezza dei luoghi e delle testimonianze del passato; impotenti davanti al grande mistero di un Paese dove ogni cosa sfugge a interpretazioni razionali. Dov’è la logica? chiedevano gli ospiti francesi. La risposta era rassegnata: l’unica costante è la totale assenza di logica. Per chi in quest’Italia ha scelto di continuare a vivere nonostante tutto, la lotta si fa sempre più dura. Le cifre sulla disoccupazione giovanile sono drammatiche, anche se la lettura non deve essere troppo superficiale. Cambia il modo di lavorare, ma chi fa le leggi non se ne accorge e arriva sistematicamente in ritardo, provando a mettere pezze che sono peggio del buco normativo che andrebbero a coprire. La soluzione non potrà mai essere un’emigrazione di massa che somiglierebbe più a una deportazione di giovani cervelli che a una valorizzazione delle menti made in Italy. Qui servono innovazione ed entusiasmo, impossibile prescindere da chi questi concetti li frequenta per freschezza generazionale e per naturale vocazione. Le distanze tra la base giovanile e il vertice gerontocratico minacciano di diventare incolmabili. Sabato, qualche ora dopo i botti delle dimissioni ministeriali, mi ritrovai quasi per caso ad assistere a un vertical stage. Che cos’è? Un concerto che invece di svolgersi su un palco, vede i protagonisti esibirsi dai balconi di un palazzo (ecco il senso verticale dello show). Sotto, in strada, migliaia di ragazzi che - minuto dopo minuto - aumentavano di numero. Il distacco di quella massa dalle polemiche che in quei minuti agitavano il Palazzo era siderale: due mondi che invece non possono vivere vite separate, non possono non incontrarsi mai, neppure al momento del voto, come purtroppo accade da troppi appuntamenti elettorali disertati puntualmente dalle giovani generazioni. Ignorarsi non è più possibile. Chi lo capirà per primo conquisterà il premierato della ragionevolezza. E l’Italia potrà tornare a vincere. Finalmente. MASSIMO CORCIONE (dal periodico TorreSette del 4 ottobre 2013)