A cura della Redazione
Siamo tutti artisti. Lo spettacolo è sicuramente uno dei settori nei quali i torresi riescono meglio. Quando si accendono le luci della ribalta, tutto il resto (problemi, angosce, piccoli e grandi drammi) evapora e resta il talento, la straordinaria voglia di mostrare valore e qualità. Sarà perché viviamo troppo nel buio di questa città dimenticata, sarà per il piacere un po’ narcisistico di apparire, ma sotto i riflettori non sfiguriamo. Da Dino De Laurentiis - che presto preferì scegliere lui gli attori da illuminare - a Maria Nazionale - che il suo posto sul palcoscenico di Sanremo se lo è conquistato con tantissima gavetta e pure con una grande prestazione d’attrice in Gomorra - la lista è lunghissima. Passa attraverso attori, direttori d’orchestra, cantanti e ballerini come Stefano Di Martino, tanto per citare l’ultimo esempio di notorietà raggiunta per bravura più che per effetto distorto del gossip. Per Maria Nazionale abbiamo tifato come si fa per il Savoia; speso qualche euro in telefonate per il televoto; sofferto per qualche critica un po’ preconcetta; ci siamo sciolti per quella lingua napoletana filtrata attraverso la tradizione più pura ed elevata ad arte, senza più tante concessioni al genere neomelodico. Non sono un esperto, ma ho parteggiato per simpatia e per spirito di campanile. Nella terra dei comuni, permettetemi di schierarmi con una di noi. Non so ancora come andrà a finire, e francamente, poco mi interessa. Per me ha vinto lei, Maria Nazionale, un nome che fa tanto unità nel momento in cui tutto viene messo in discussione, perfino il Pontificato a vita. Le due canzoni presentate al Festival sono diventate la colonna sonora dei miei trasferimenti in città. Ma non sono né sciovinista, né emigrante nostalgico. Sono proprio tifoso. E provo piacere autentico nel dire che quella signora è nata dove sono nato io. Non penso sia una grave malattia, sicuramente è una forma anti-depressiva. In attesa che qualcosa cambi, soprattutto in attesa che si rafforzi l’attenzione sui nostri mali, anche questo aiuta. Qualche spicciolo sta arrivando, tra finanziamenti destinati all’area torrese-stabiese e possibili sovvenzioni a piani di recupero come quello ipotizzato per lo Spolettificio. Non lasciamoceli sfuggire, come purtroppo è accaduto in passato. Finalmente hanno scoperto che lo sviluppo si può anche finanziare, senza che quell’aiuto passi necessariamente per assistenzialismo. Proviamo ad approfittarne. Se poi dall’urna dovesse uscire un torrese che porterà a Roma la nostra voce, sarà sicuramente meglio. MASSIMO CORCIONE