A cura della Redazione
Disgraziato è quel paese nel quale si combatte per le strade come se si fosse al fronte: non è una citazione, ma quel paese è l’Italia in questi giorni scanditi da bollettini di guerriglia. Napoli, prima, poi Milano, Roma, Torino e cento altre città percorse dalla stessa disperazione che diventa violenza cieca, inarginabile. Più ancora che nel resto d’Europa, anche se la protesta è stata organizzata abbattendo le frontiere. Ma la crisi non si combatte con le molotov, questa è una certezza non derogabile. E soprattutto il lavoro non si crea in piazza. Contro la rabbia non serve neppure restare in silenzio, archiviare queste manifestazioni di dissenso violento come episodi. Denunciano l’insofferenza di chi ha perso la voce senza riuscire a farsi sentire. Siamo dunque al dilemma irrisolvibile? Forse ancora no, ma di tempo ne resta poco, per tutti. Per chi protesta e per chi deve rispondere a queste istanze espresse nella maniera peggiore. Noi, a Torre Annunziata, siamo solo apparentemente ai confini della insofferenza, ne siamo invece il centro virtuale con le nostre cifre sulla disoccupazione, con i nostri giovani eternamente con la valigia pronta, con la voglia di cambiare che pare destinata a rimanere velleità. Immagini che colpiscono direttamente allo stomaco quelle viste in tv: un’onda distruttiva nei giorni in cui altre onde (non metaforiche) portano morte e altra devastazione. L’anno bisestile deve finire al più presto con il suo carico di sciagure, di sacrifici e di scarse soddisfazioni. Sarà anche solo superstizione, ma di memorabile questo 2012 consegnerà solo il senso resale di povertà che ci lascia in eredità. Una buona notizia, piccola ma ricca di significato, a noi torresi arriva da un’iniziativa del Liceo Pitagora, e non riguarda, purtroppo, la ristrutturazione (per ora miseramente sfumata) del piccolo parco di villa Parnaso. Per una volta si parla di Michele Prisco, uno di noi, uno che è uscito dalla Provincia Addormentata, raccontandola con i suoi difetti e la sua volontà di risveglio. In tre quarti di secolo poco o nulla è cambiato, anche se un finto e falso benessere ci avvolge come una nuvola che impedisce di guardare lontano. Ricordarlo è un dovere troppo spesso violato, dedicargli una scuola è un omaggio che finora gli è stato negato nonostante qualche occasione sia già capitata. Facciamolo almeno leggere agli studenti di oggi. Beato è quel paese che può riflettersi nelle pagine di un grande scrittore. Anche questa non è una citazione, e stavolta quel paese è Torre Annunziata. MASSIMO CORCIONE