A cura della Redazione
Ci ricorderemo a lungo del maggiore Toti, e non è solo l’enfasi dell’addio a dettare questa previsione. Che fosse destinata a diventare una presenza memorabile fu chiaro subito: vedere un ufficiale dei carabinieri scendere in strada, fermare l’esercito dei senza casco sui motorini, rimuovere le auto dai marciapiedi, provare a spiegare quanto importante fosse il rispetto delle norme apparve subito una scena inedita qunato apprezzabilissima. “Le grandi rivoluzioni partono dalle piccole cose”: la citazione spesso ripetuta dall’allora capitano non sarà stata originale, ma rendeva perfettamente l’idea della trasformazione che quei gesti assolutamente ordinari stavano provocando in una città ormai rassegnata alla violazione sistematica di ogni norma di convivenza. Ai piccoli esempi sono seguiti successi investigativi nella grande guerra contro la camorra, operazioni di pulizia che hanno restituito alla città quartieri per anni consegnati all’anti-Stato, un’azione combinata con la magistratura che ha ridato fiducia a chi ormai non la possedeva più. Insomma se Torre Annunziata un po’ è migliorata, il merito è anche di questo ufficiale arrivato in un posto di frontiera senza il timore di essere sopraffatto da un ambiente difficile, o impossibile come gli era stato descritto da chi era già passato da qui. Non ha combattuto da solo, accanto a lui i suoi uomini, importanti anzi fondamentali anche se nessuno ne ricorderà i nomi. Se qualcosa è mancato, è successo dopo, quando l’opera di repressione avrebbe dovuto lasciare il passo a una ricostruzione che non è mai partita. Ma di questo non si può dare colpa a chi per contratto con lo Stato deve evitare che si commettano reati, non garantire un’alternativa a chi vive fuori della legge. E’ mancata la grande politica, quella che si agita per niente nei corridoi dei palazzi romani e non si preoccupa della periferia. Si è limitata a sottolineare i successi, ma non ha mai avviato il cantiere della ricostruzione. Così il cartello di lavori in corso è ancora lì, arrugginito dal tempo e dall’incuria. La grande rivoluzione dunque ancora non c’è stata, chi sa mai se ci sarà davvero, ma l’effetto di quella presenza che per qualche anno ha rassicurato il cittadino torrese non può sfumare con la partenza di Toti. Né può bastare la memoria. Quel lavoro va proseguito, e finalmente integrato: la nostra battaglia sarà ancora lunga. Ci resta la consolazione di avere un tifoso in più, magari presto in divisa da generale. Per ora non possiamo che dirle grazie, maggiore. MASSIMO CORCIONE