A cura della Redazione
Ora la parola spetta a loro, ai candidati che si sono proposti per amministrare questa città. Soprattutto agli aspiranti sindaci che dovranno sottoporre agli elettori i programmi di governo: rendano pubbliche le sfide che intendono lanciare non tanto ai contendenti quanto a chi finora non ha assecondato nessuna delle richieste partite da Torre Annunziata. Il momento è il peggiore per la finanza locale, sono chieste misure straordinarie per garantire essenzialmente la sopravvivenza più che lo sviluppo. E qui abbiamo bisogno soprattutto di sviluppo, di rianimare una realtà asfittica, di costruire nuovi orizzonti là dove ora c’è un muro che impedisce la vista e paralizza la vita. L’ho detto già altre volta, questa frantumazione in ventidue liste e sei candidature un po’ mi spaventa, mi pare la riproposizione esasperata di divisioni non più sopportabili in periodo di emergenza. Ma pure il pregiudizio va evitato, quindi aspettiamo di leggere, di ascoltare, poi tutti saremo liberi di fare le nostre domande prima della scelta. L’ipotesi del ballottaggio domina le previsioni, così come l’attesa per un effetto De Magistris, un effetto sorpresa insomma. Se ciò fosse, l’eventuale secondo turno obbligherebbe ad apparentamenti falliti in questa lunga vigilia, dominata da un’attività sotterranea continuata fino alle ultime ore precedenti il deposito degli elenchi. Nulla di nuovo, per ora, rispetto al passato, ma la cosa peggiore sarebbe rifugiarsi nel qualunquismo e nella rassegnazione. Tutto dipende dal voto popolare, è l’arma preziosissima in possesso di chi è chiamato alle urne: ha la possibilità di far pesare la propria presenza. Sarà eletto chi avrà la maggioranza delle nostre preferenze, quindi saremo responsabili e non vittime della sentenza che uscirà dai seggi. E’ la legge della democrazia, anche se sui criteri di selezione dei candidati sindaci si può non essere d’accordo. Piuttosto, e non sembri una contraddizione rispetto allo stupore per l’eccessivo numero di candidature, spiace l’assenza di chi per anni ha lavorato per un’alternativa e poi si è ritirato dalla competizione prima ancora che cominciasse. Forze giovani, ricche d’entusiasmo, i cui nomi non si scorgono nelle liste. Aver rinunciato è un insuccesso anche per chi aveva mostrato di crederci, riponendo fresche speranze in questi progetti che parlavano di legalità, di innovazione, di lavoro. Non vorrei che i primi contatti e i primi contrasti abbiano indotto al ritiro. Quella resa è una sconfitta per tutti, così come recuperare l’interesse di quei ragazzi deve essere un impegno prioritario per il futuro sindaco. Ora la parola spetta a loro, ai candidati. Che cosa ci diranno? MASSIMO CORCIONE