A cura della Redazione
C’è un indizio che rivela quanto la situazione-sicurezza a Torre Annunziata sia disperata: l’assoluta sproporzione tra un’impresa criminale e i mezzi scelti per attuarla. Presentarsi in un bar frequentato da ragazzi con passamontagna calato sul volto e fucili spianati per razziare un bottino di qualche centinaio di euro è un segnale pericolosissimo: una scena da b-movie anni ’70 che indica in maniera chiarissima quanto questi delinquenti siano diventati incontrollabili. E il pericolo che quotidianamente corrono le persone comuni per sopravvivere aumenta a dismisura. Le schegge impazzite della microcriminalità sono le più difficili da neutralizzare. Dietro i loro comportamenti non c’è strategia, ma bestialità. E il comportamento di una bestia feroce non è prevedibile. Ecco perché peggiore inizio d’anno non avrebbe potuto esserci. Le tre ragazze che hanno scelto di lanciare la sfida alle convenzioni provando a gestire il bar hanno bisogno di incoraggiamento, non di rapine. Senza togliere lavoro agli esperti di lotta al crimine, probabilmente i pianti per contrastarla devono essere aggiornati. Torre Annunziata dispone di uno stato maggiore di comando di primissima qualità, le forze dell’ordine hanno svolto un lavoro eccezionale quando c’è stato da abbattere i vertici della camorra, ora dovranno aiutarci a sentirci ancora più protetti. Resta la certezza che la repressione da sola non basterà, non si può rischiare che lo scippatore come il rapinatore diventino per qualcuno il simbolo dell’arricchimento facile. E l’unica strada percorribile è quella dell’alternativa. Occorre restituire ai ragazzi la speranza che prima o poi il lavoro sarà una conquista possibile. Altrove, dove il precariato è diffuso ma almeno esiste, si guarda con favore alle proposte sul contratto unico, tipologia che potrebbe azzerare lo sfruttamento, razionalizzando le formule che regolano l’occupazione. Per ora è solo un’ipotesi sulla quale si è aperto il confronto, ma i tempi lunghi non sono più un lusso che l’Italia si possa concedere. E’ il momento delle decisioni, oltre che dei sacrifici, altrimenti la protesta dilagherà e tra chi sceglierà la piazza non ci saranno solo disperati. E’ l’altro rischio che si pone lungo questo cammino tortuoso che oggi è la vita. A Torre, se possibile, stiamo peggio. E il 2012, dopo questi primi giorni e la prima insopportabile impresa criminale, non sembra aver tanta voglia di aiutarci. MASSIMO CORCIONE