A cura della Redazione
Qualcosa si muove, o almeno si muoverà se avranno un futuro i progetti sulla riqualificazione dell’area occupata dallo Spolettificio. L’idea non è inedita, ma vederla così, sviluppata sulla carta lucida e sui monitor degli architetti, esercita sempre una fortissima suggestione. Gli scavi estesi là dove tutti sanno che viene custodito un autentico tesoro, parte della città ridisegnata per esaltarne le bellezze ed eliminarne gli sconci: se questi sono gli obiettivi, come si fa a non condividerla? Resta un piccolo dettaglio per concretizzare questo ennesimo sogno: la realizzazione. Riusciremo finalmente a vedere qualcosa di finito? Qualcosa da toccare materialmente e non solo da immaginare con la nostra fantasia? E’ la sottile linea che divide l’illusione dalla realtà; troppe volte non l’abbiamo varcata, restando sospesi, prima di essere ricacciati all’indietro, in una condizione ormai diventata insopportabile. Il bisogno di un luce, di una speranza è vitale, ma non meritiamo più delusioni. La fine di una consiliatura non è il momento più favorevole per la realizzazioni di nuove opere, siamo già calati in un clima elettorale tanto infuocato da rischiare l’ustione. Si alternano lamentazioni e promesse, in attesa di conoscere almeno i contendenti per il posto meno invidiabile del mondo: quello di sindaco di Torre Annunziata. Un’impresa disperata e disperante che pure attira oltre ogni logica, ed è sicuramente un atto d’amore scendere in campo per giocare la più difficile delle partite. Quello che non sempre convince è il percorso attraverso il quale si raggiunge la meta (provvisoria) della candidatura: abbiamo sempre sostenuto l’importanza delle primarie, la scelta preventiva fatta dagli appartenenti a una parte politica; il principio salta se le parti si moltiplicano e gli aspiranti concorrenti pure. Dividersi in mille schieramenti indebolisce le singole proposte. E di tutto abbiamo bisogno meno che di una polverizzazione delle energie. Per chiunque vinca questa corsa estenuante, occasioni come questa aiutano: un progetto già pronto, che investe non solo Torre, ma anche realtà a noi vicine e non sempre invidiabili, va solo assecondato, non c’è neppure la fatica di concepirlo, né lo sforzo di trovare sponsor che lo sostengano. Praticamente servita su un piatto d’argento. Qualcosa si muove, prendiamola prima che sfugga dalle mani, come un capitone a Natale. Il regalo quest’anno potrebbe essere arrivato in anticipo. MASSIMO CORCIONE