A cura della Redazione
Vista in tv non è niente male: domenica mattina sono stato rapito da una replica di Rete4 che riproponeva un piccolo reportage su Torre Annunziata, tra il pastificio Setaro, il porto, gli alberghi e le vigne del Vesuvio. Splendide cartoline, profumo di pasta e frutti di mare, il piacere di essere rappresentati nella parte migliore. Ma l’illusione dura lo spazio di un programma televisivo: il montaggio consente di cancellare quello che non piace, l’obiettivo della telecamera può limitare la vista al meglio. La realtà è un’altra cosa, comprende anche il brutto della vita, e noi siamo sommersi. Ma possibile che non ci sia futuro? Sta per partire il festival delle parole e delle buone intenzioni. La campagna elettorale presto contagerà tutti, ci spingerà a dividerci non più tra guelfi e ghibellini, ma tra cento correnti che bene non faranno alla salute della Grande Malata. Non possiamo più aspettare oltre, serve qualcosa che più che una speranza regali una certezza subito. Un’idea, soprattutto. Per uscire dalle sabbie mobili occorre un punto fermo cui aggrapparsi, altrimenti sprofonderemo. Il quadro generale è desolante, non c’è più un euro per sperare in un aiuto concreto dello Stato; dobbiamo fare da soli. Valorizzando quello che abbiamo, per esempio. Quanto frutta oggi la ricchezza di Oplonti? Praticamente zero. Eppure viviamo adagiati su un’antica città romana. L’area dello Spolettificio, struttura alle prese con un necessario ammodernamento, custodisce gelosamente un tesoro che andrebbe solo fatto riemergere. Quante volte l’abbiamo ripetuto? Ora serve agire, qualcuno ci sta già pensando. Il territorio è talmente ristretto che neppure la fantasia può correre tanto. La restituzione del mare è il momento principale della rinascita, inutile anche ripeterlo. Abbiamo appena chiuso l’ennesima estate illegale, credo che 38 anni possano essere sufficienti per espiare tutte le nostre colpe passate. Anche quella di aver dato credito a troppe promesse. Il polo industriale continua a riservare solo clamorose delusioni, nel progetto Tess forse c’erano intenzioni apprezzabili ma poche idee. E pochissime realizzate. Ripristinare l’antica arte della pasta è ancora una velleità, molto meno di un’idea. Anche se devo rivelarvi il proposito di un signore che qualcosa nella sua vita da imprenditore l’ha fatta: qualche mese fa Aurelio de Laurentiis, il presidente del Napoli, orgogliosamente mi mostrò un’antica etichetta: Pastificio Aurelio De Laurentiis – Torre Annunziata, ricordo dell’attività del nonno. “Prima o poi lo riaprirò”, disse con l’aria solenne che circonda le sue affermazioni più estremistiche. Era solo l’abbozzo di un’idea, mi piace pensare all’effetto trainante che un’iniziativa del genere potrebbe avere. Senza intaccare il primato costruito in 70 anni da don Vincenzo Setaro e consolidato dai suoi straordinari eredi. Gli esempi a qualcosa dovranno pur servire. MASSIMO CORCIONE