A cura della Redazione
Un ponte fisicamente rappresenta il superamento di un ostacolo, una porta verso altri luoghi, metaforicamente verso la speranza. Quello che lega due parti di via Sepolcri, scavalcando l’autostrada, conduce anche verso un angolo della memoria, altrettanto importante per ciascuno di noi e pure per la collettività. La notizia della sua prossima riapertura è tanto positiva quanto colossale e scandalosa è stata la chiusura per troppi anni: la principale via d’accesso all’Ospedale di zona è stata spezzata dai lavori per le terze corsie della Napoli-Salerno, costringendo ambulanze e semplici cittadini a una gimkana tra stradine appartenenti, quelle sì, al passato delle carrozzelle. Ma il ritorno annunciato verso una circolazione stradale normalizzata s’accompagna a un’altra splendida notizia: la messa in funzione del collettore fognario, uno dei miraggi che hanno sempre costellato il nostro faticoso cammino verso la normalità. Non si sarebbe potuta avere la ricostruzione del ponte senza la soluzione dell’altro problema che da quarant’anni condiziona le nostre estati, rendendo il mare spesso simile a una fogna aperta. 22 scarichi illegali finiscono (o finivano) là dove invano proviamo a fare il bagno in un’acqua almeno decente. La concatenazione di due eventi positivi cambia l’umore in una settimana che altrimenti sarebbe stata solo devastata dagli echi di guerre civili troppo vicine per essere ignorate. Non succede spesso, anche se la prudenza impone di raffreddare un poco l’entusiasmo fin quando i due tratti di via Sepolcri saranno riuniti e il collettore sarà finalmente operante. Quanto abbia contato la spontanea mobilitazione popolare è evidente, e il successo indica anche come sia fondamentale la partecipazione a questa politica, a quella delle cose da fare a tutti i costi. Dà forza alle rivendicazioni che un amministratore, un Sindaco può portare davanti a una burocrazia spesso pachidermica, ossessionata dalle carte più che dalle azioni. L’altra politica spesso si risolve in dichiarazioni da manifesto, e di quella non si sente assolutamente il bisogno. Io ricordo ancora il reportage che il piccolo Luca realizzò sul campo, con la sua telecamerina proprio come un consumato reporter: raccolse lo sdegno di chi quotidianamente s’imbatteva nel risolvibilissimo problema, dando volti e voci alla protesta. Ma neppure i più convinti sapevano, però, quale regalo stavano per fare a tutti i torresi, a quelli al di qua e al di là del ponte interrotto. Hanno restituito il mare alla città, obbligando a riattivare uno dei tanti monumenti all’inefficienza che meriterebbero di finire in una guida dell’assurdo. Saranno le Autostrade a finanziare la manutenzione del collettore, che per ben due volte ha rischiato di partire. Chiamatelo pure un risarcimento, uno dei pochi che ci è capitato di incassare. Gli esperti garantiscono che d’ora in poi sarà un’altra vita: niente più allagamenti lungo le strade nei giorni di pioggia, niente più mare infestato dai nostri scarti. Bella come una favola, da leggere con il fiato sospeso, aspettando il lieto fine. Troppe volte ci siamo fermati prima dell’ultima pagina. Stavolta c’è un ponte che ci porterà dall’altra parte, finalmente. MASSIMO CORCIONE