A cura della Redazione
Il rischio è concedere agli altri, a chi ha prima sottovalutato e poi mal gestito la protesta, il beneficio dell’alibi. Facile trovarlo da queste parti: dire che la camorra orchestra la rivolta equivale a delegittimarla, a farla rubricare solo come attività delinquenziale. E invece l’origine è squisitamente popolare: c’erano mamme (vulcaniche e non), studenti, gente comune i primi giorni e le prime notti trascorsi sulla Rotonda diventata centro dell’attenzione nazionale. Poi qualcosa è cambiato e quei bollettini che all’alba chiudevano ore di guerriglia hanno innescato dubbi che vanno rimossi per evitare che tutto si risolva in una confusa miscela di folklore, criminalità comune e legittime aspettative della popolazione di non vedere il Vesuvio ridotto a immondezzaio. E’ questo il senso della protesta, combattere l’assurdità di una norma che prevede la provincializzazione della monnezza: come può il ristretto territorio della provincia di Napoli smaltire da solo i rifiuti di tre milioni e mezzo di cittadini che pure pagano tasse come il resto degli italiani? La trattativa è ripresa forse troppo tardi, quando la sfiducia si era impadronita di quanti quotidianamente sono appestati dalla puzza di quello sversatoio. La promessa di non aprire il nuovo sito di Cava Vitiello è stata accolta come un compromesso, solo una settimana prima sarebbe stato il successo per il quale tutti avevano cominciato a combattere senza armi e con la forza della disperazione. Recuperare la fiducia della controparte esasperata deve essere il primo obiettivo di Bertolaso e di quanti sono stati investiti del problema: non è il momento di mostrare i muscoli, ma è il tempo del dialogo che deve ripartire dopo troppe riunioni infruttuose. Ragioni sacrosante quelle di chi protesta, inquinarle con la violenza è la tattica peggiore soprattutto per chi proprio dalla violenza è stato spesso sopraffatto. Ecco perché gli infiltrati devono essere espulsi dalle manifestazioni, come giocatori che inseguono fini personali e illegittimi in contrasto con l’interesse di tutti. Ecco perché anche quanti stanno dalla parte di chi governa devono evitare facili generalizzazioni, liquidando come azione camorristica una lotta che vede in prima fila cittadini come gli altri, con gli stessi diritti e con gli stessi doveri di tutti. Gli alibi, come le violenze, fanno comodo a nessuno; occorrono i fatti. E per quelli siamo già ai tempi supplementari. MASSIMO CORCIONE