A cura della Redazione
Non passa giorno che le cronache non riferiscano di una maxi operazione contro camorra, mafia, ‘ndrangheta. Centinaia di arresti, soprattutto milioni di euro confiscati: immobili, ma anche attività produttive impiantate con soldi provenienti dal crimine. Storie di malaffare conosciute da tutti che finalmente emergono da un’omertà diffusa, rispetto alla quale Nord e Sud d’Italia pari sono: certo, ha sorpreso che esistesse già una strategia per mettere le mani sugli appalti dell’Expo 2015 di Milano, ma inquieta ancor di più l’ipotesi che qualcosa di simile possa essere già accaduto per altri grandi eventi del passato recente: eventi sportivi o festival culturali non fa differenza davanti alla corruzione. Ma soprattutto stupisce il senso di sorpresa che accompagna queste azioni contro la criminalità. Come se facesse notizia la vittoria dello Stato sull’Antistato. Altra coincidenza sorprendente: le recenti vittorie stanno caratterizzando il ministero di Roberto Maroni, leghista varesino, forse il più lontano dalle logiche mafiose. Forse è proprio questo il segreto dei successi comunque ottenuti facendo ricorso alle capacità investigative di polizia e carabinieri, istituzioni dove la presenza meridionale è forte e qualificata. Insomma nella guerra alle mafie s’è realizzata quella unione nazionale che in politica qualcuno prova a rinnegare. La stessa unità che dovrebbe produrre un accorciamento delle distanze, ancora abissali tra le due Italie. A Torre Annunziata abbiamo vissuto per decenni condizionati da un potere clandestino che ha martoriato l’economia cittadina, di fatto strozzandola, poi la liberazione che ha creato quasi un senso di disorientamento, come capita quando improvvisamente ti manca il nemico che ti ha oppresso per anni. In effetti il condizionamento ancora resiste: con i grandi capi dentro, un piccolo esercito è ancora in giro, pericolosamente allo sbando. Gli atti vandalici che quotidianamente vengono segnalati ne sono il sintomo più evidente. E’ il segno che il pericolo è ancora immanente, una questione d’educazione più che di diritto: difficile far capire che si può vivere di lavoro se il lavoro manca. E, mentre l’amministrazione cittadina fatica a rialzarsi dall’ultima crisi, il problema finisce di nuovo sul tavolo del Governo, ma è difficile trovare una sensibilità pari a quella che ha prodotto la lotta al crimine. Pensate al giorno in cui un ministro annuncerà: investiti miliardi di euro al Sud, in arrivo milioni di posti di lavoro. Ma è solo un sogno di una notte di mezza estate… MASSIMO CORCIONE