A cura della Redazione
Com’è possibile che tutti siano d’accordo sull’approvazione del bilancio e nessuno sulla formazione della nuova Giunta? Provate voi a spiegare l’ultimo mistero della politica torrese. Io abbozzo un tentativo: l’eventuale bocciatura avrebbe rappresentato la fine di tutto, l’approvazione prolunga artificialmente la vita di una non maggioranza. Un’altra settimana è trascorsa senza che nessuna soluzione prospettata sia stata considerata praticabile. No alla Giunta tecnica d’alto profilo, no a un accordo trasversale, no neppure all’ultimo paradosso: un governo che escludesse il partito che ha espresso il Sindaco. Non so a quali alchimie si stia pensando in questo tempo che s’allunga paurosamente impedendo qualsiasi azione, ma la gamma della fantasia non è illimitata neanche in politica. Perché non finirla qui, allora? L’eutanasia potrebbe essere una via d’uscita se non ci fosse la quasi certezza che da nuove elezioni uscirebbe una maggioranza altrettanto bizzarra rispetto a quella che non permette di governare da troppi mesi. E’ un giudizio pessimistico, ma io non credo che al di fuori della politica esista una realtà così viva da poter subentrare subito nell’amministrazione della città. Chi è restato fuori, ha rinunciato, e oggi non sarebbe preparato. Una serie di innesti, invece sì, arricchirebbe la squadra, qualsiasi squadra si dovesse approntare. Il difetto che ha portato all’ingovernabilità è la miopia, il non riuscire a vedere lontano, il preferire sempre il piccolo vantaggio immediato al programma di medio termine. Non torno qui sul sogno della doppia velocità (un gruppo di assessori dedicati alla quotidianità, un altro ai grandi progetti), ma così non si può più andare avanti. Se va bene si guarda all’indietro, a piccole o grandi ripicche da trasformare in quel diritto di veto pregiudiziale che è la degenerazione della democrazia. E noi siamo tutti completamente degenerati. Geneticamente modificati, soprattutto nello spirito di sopportazione, spinto ogni oltre limite. Sul Muro di Torresette mi ha colpito un intervento: si faceva notare come nella discussione collettiva fosse passato quasi sotto silenzio la cattura dell’ultimo grande latitante del clan Gionta. Come se ci fossimo assuefatti anche alle opèrazioni di polizia criminale. Come se il privilegio di essere stati liberati dal giogo della camorra fosse già stato metabolizzato, senza che nessuna novità sia discesa dalla liberazione. E anche questa è una resa. MASSIMO CORCIONE