A cura della Redazione
Dov’erano tra domenica e lunedì quattro torresi su dieci? A studiare strategie alternative per il rilancio della città? A trovare mecenati in grado di investire milioni di euro per nuovi posti di lavoro? Oppure a ripetere, rassegnati, che tanto non cambia mai nulla, di elezione in elezione? Scegliete voi la risposta che ritenete più giusta, non è in discussione neppure il diritto di non voto, ma la rinuncia alla possibilità di incidere sulla realtà attraverso una semplice scelta. Il partito dell’astensione è un partito che non esiste, che non conta, che non mette assolutamente in crisi il sistema, ne assicura la riproduzione secondo gli antichi schemi, allentando i controlli e senza mai innovare. Se quel quaranta per cento si fosse raggruppato in uno schieramento, o in più schieramenti, avrebbe espresso i suoi rappresentanti: i migliori possibili, i più puliti, gli insospettabili. Comunque voci capaci di gridare là dove le decisioni che ci condizionano vengono prese. Invece sarà solo silenzio, interrotto dall’unico torrese che comunque è stato eletto soprattutto da non torresi. L’elezione di Raffaele Sentiero è un fatto nuovo, non accadeva da decenni che Torre Annunziata esprimesse un suo diretto rappresentante, aspettiamo di vedere gli effetti, soprattutto per confermare la teoria che finora la mancanza di nostri delegati ci ha fortemente penalizzato. Eppure in queste ore si parla solo delle conseguenze che quell’elezione potrà avere sulla formazione della Giunta. Insomma un’altra questione di poltrone, di piccolo potere. L’impressione è che non si sia ancora completamente compresa la gravità del momento. L’ideologia è morta, siamo reduci da una campagna elettorale nella quale non sono stati spesi neppure gli slogan delle promesse, e la preoccupazione massima è la compatibilità tra ruoli in periferia e al centro della regione. Il governo cittadino – ripeto un concetto cui tengo moltissimo - deve essere molto simile a un comitato di salute pubblica al quale partecipano tutti, e dove gli altri (cioè noi, gli elettori) controllano da vicino che tutto avvenga nella massima trasparenza. Il cambio in Regione non provocherà rivoluzioni, anche lì le condizioni della finanza locale non consentono grandi fantasie, ma finire esclusi dai futuri progetti sarebbe per noi letale. E quei quattro torresi su dieci che domenica e lunedì si sono tenuti lontani dai seggi si organizzino: storicamente gli assenti non hanno mai avuto ragione. MASSIMO CORCIONE