A cura della Redazione
Buon vento a tutti quelli che hanno scelto di salire sulla Barca dei Saperi. Sarà la traversata più difficile, ma la meta è troppo ambiziosa per non tentare l’impossibile pur di raggiungerla. Fare qualcosa per Torre, fare qualcosa che possa essere utile a tutti, non solo a noi stessi. Sarebbe questa l’essenza stessa della politica, ma stavolta siamo alla supplenza, o meglio al tentativo di supplire. Il clima generale sembra favorire iniziative come questa: intorno si litiga come sempre, le prossime elezioni regionali sono diventate subito occasione per dividersi, sulle candidature più che sui programmi, sull’interesse individuale più che su quello collettivo. Belle intenzioni quelle che animano la sfida, ma dovranno tradursi in fatti, altrimenti il rischio di produrre effetti contrari sarà devastante. Di questo dovranno essere consapevoli tutti quelli che hanno accettato di mettersi in gioco, di questo è pienamente consapevole Michele Del Gaudio che ha scelto di reggere il timone. L’unica rotta da seguire è la concretezza, fare discorsi alti non serve alla causa. Non si progetta una rivoluzione, non bisogna mandare a casa degli usurpatori: chi governa lo fa con il consenso popolare, ma il concetto del mandato in bianco non ci basta più. Per troppo tempo abbiamo completamente delegato, rinunciando anche al controllo che pure spetta sempre a chi vota. Abbiamo subito le scelte fatte lontano da Torre, tacitamente le abbiamo avallate, salvo poi maledirle quando le cose non sono andate come avremmo voluto: atteggiamento troppo passivo, comodo e autolesionista. Succede così da anni, e non siamo andati molto lontano. Ora proviamo a riappropriarci almeno questa vigilanza, magari aggiungendoci un po’ di stimolo e soprattutto qualche idea. Sembra facile, ma sappiamo tutti che non lo è. La tentazione di far prevalere le questioni di principio su quelle di sostanza è sempre lì, incombente, pronta a far naufragare la barca. Proviamo a evitare di cadere in tfrappola, nessuno verrebbe a liberarci. Un’ultima considerazione riguarda il dibattito aperto sul Muro di Torresette intorno alla torresità, brutto neologismo come brutti termini sono napoletanità, milanesità, e perfino la celebratissima romanità. Serve a definire un degnissimo concetto: l’amore per le proprie origini che non ha bisogno di riconoscimenti pubblici; lo si porta dentro e arricchisce chi riesce a provarlo. Non c’è bisogno di una festa speciale, il 5 agosto come il 22 ottobre sono già occasioni per celebrare l’orgoglio di appartenere a una comunità (quella torrese) che deve continuare ad avere i confini del mondo. Teniamoci quelle. MASSIMO CORCIONE