A cura della Redazione
In molti vorrebbero che fosse già passato, questo 2009 non verrà ricordato come un anno memorabile. Ci siamo scoperti più poveri, meno felici e tanto arrabbiati. Gli ultimi giorni sono stati i peggiori, non si fa altro che leggere paragoni con periodi che sembravano sepolti, gli anni della tensione, degli scontri, del tutti contro tutti, della grande paura che attanagliava tutti. Chi ha vissuto quella parte dell’altro secolo sa di che cosa si parla, la scorza dura di quell’esperienza dovrebbe aiutare a essere meno sensibili a questa imprevista replica, eppure la sensazione è proprio di timore che il viaggio a ritroso nella memoria non sia ancora finito. Mai era capitato di vedere un capo del governo italiano con il volto sanguinante, colpito in una piazza: il fatto che autore del gesto sia una persona con problemi mentali non attenua l’allarme che riguarda tutti noi, indipendentemente da come possiamo pensarla. La contrapposizione ha toccato livelli mai raggiunti prima, e qualche avvisaglia si era avuta all’inizio dell’autunno. Oggi come ieri è la crisi economica a minare le certezze, la mancanza di lavoro, di un lavoro sicuro, ad alimentare le esasperazioni. A Milano come nella estrema periferia, per una volta non fa differenza: quando va male, va male per tutti. E neppure stavolta Torre Annunziata potrebbe mai fare eccezione. Anzi noi abbiamo fatto da battistrada verso la crisi: da noi abita stabilmente da decenni. E’ triste parlare di crisi e di povertà alla vigilia della festa del consumismo, nei giorni delle spese a tutti i costi, ma l’aria che tira è questa. E’ in arrivo un bastimento carico di emigranti, in pochi resisteranno alla tentazione del ritorno a casa, della celebrazione domestica del Natale: il rito prevede anche la polemica da condurre sul filo del contrasto tra Torre com’era e com’è, con la variante del paragone con le nuove città di residenza. Ti arrendi all’idea di dover affrontare gli stessi discorsi di sempre, ma sai che sono improduttivi, che non porteranno nessuno da nessuna parte. Se potessero, tutti (o quasi) vorrebbero vivere qui, eliminando con un colpo di bacchetta magica quello che non va, quello che ha costretto molti a scegliere la via di fuga, o anche solo di provvisorio distacco. Ma ancora non si può. Il sindaco Starita – leggerete l’intervista su questo numero di TorreSette – continua a essere fiducioso, a progettare un futuro nel quale credere, parla di grandi opere e di obiettivi da centrare, di posti di lavoro da recuperare e altri da inventare, ma sa che combattere giorno dopo giorno contro la precarietà logora e distrugge l’entusiasmo. Anche il suo. E invece abbiamo tutti bisogno di entusiasmo, l’unica benzina che alimenta il motore della speranza. Impossibile arrendersi perfino davanti alle casse vuote, a un pignoramento della Multiservizi, ai mal di pancia di qualcuno per un nuovo assessore. Ha in testa una nuova Torre Annunziata, rivitalizzata dalla Zona Franca, finalmente restituita al mare pulito e rimessa in condizioni di decenza dai lavori che proseguono con la velocità di un cammello nel deserto. E magari anche con un Savoia improvvisamente resuscitato dopo una fine ingloriosa, come può esserlo solo una resa a stagione iniziata. Sarà pure il libro dei sogni, ma è il momento dedicato ai buoni propositi, alle lettere dei desideri. Ora che il 2009 è finalmente al termine, anche il Natale può servire. A trasformare il pessimismo in ottimismo, l’orizzonte nero in rosa. Crederci, in fondo, non costa niente. E, di questi tempi, è il più bel regalo che possiamo concederci. MASSIMO CORCIONE