A cura della Redazione
Avete letto quante belle parole sono state scritte sul Savoia ora che non c’è più nessuna possibiltà di salvarlo? Se si siete persi qualcosa, TorreSette ve le ripropone, letture utili per tener desta la memoria. Ci siamo tutti esercitati nella nobile arte dell’orazione funebre, celebrando glorie e fasti passati di una squadra che non c’è più anche per l’indifferenza di tutti, oltre che per la gestione dissennata degli amministratori che si sono dati il cambio nelle ultime sciagurate stagioni. L’enfasi e qualche eccesso retorico hanno dato fastidio a chi propone altre priorità rispetto a una tradizione che scompare. Opinione rispettabilissima, ma non tutte le cose del mondo possono essere inserite nella stessa classifica. Torre Annunziata senza il Savoia non può non sentirsi più povera, è un pezzo di panorama che improvvisamente sparisce dalla cartolina. Effetto dell’umana approssimazione e non di un colpo di magia. Tanto per non perdere il contatto con la realtà, eccoci calati in un’altra emergenza, anzi nella vera emergenza. Così antica da essere diventata ormai endemica: il lavoro che non c’é. La percentuale di popolazione attiva costretta all’inattività qui a Torre Annunziata raggiunge vette insospettabili nella stragrande parte d’Italia, la stessa sopravvivenza quotidiana diventa un’impresa in queste condizioni. Per troppo tempo la camorra ha rappresentato per molti la naturale alternativa alla mancanza di occupazione, l’industria del crimine ha garantito facili guadagni e la convinzione che il confine della legalità potesse essere impunemente sorpassato. La benemerita operazione pulizia ha sollevato il velo su questo scellerato accomodamento che la questione lavoro aveva trovato. Il passaggio alla nuova fase non può essere indolore, i giorni che stiamo vivendo sono i più duri, prima che qualche meccanismo virtuoso si inneschi si dovrà combattere con una crisi da adattamento al nuovo corso. Sempre che questo parta. Il Sindaco punta molto sulla Zona Franca che nient’altro è se non un invito a scommettere su se stessi, un invito rivolto soprattutto ai giovani, ma non solo a loro. Perché non sia azzardo, la scommessa deve essere indirizzata, una scelta sbagliata può produrre effetti nefasti. Qui si nasconde il vero rischio, fallire questa occasione sarebbe imperdonabile, si creerebbero solo nuovi sbandati, soprattutto nuovi delusi, iscritti all’esercito della protesta che ha già ingrossato le proprie fila. Non possiamo permetterci di trovare altre belle parole solo per raccontare il prossimo fallimento. MASSIMO CORCIONE