A cura della Redazione
L’impressione è che il tempo qui si sia fermato, o che scorra meno velocemente. Tutto resta immutato e, purtroppo, immutabile. Arriva l’estate e tornano le imprecazioni verso il mare sporco, la spiaggia ridotta a ricettacolo di immondizia, i rimpianti per un passato che si fa di anno in anno più lontano. Per ragioni anagrafiche la percentuale di torresi che hanno un ricordo nitido di un’acqua limpida s’è ridotta paurosamente, ammesso che l’acqua sia mai stata completamente limpida. Io, ad esempio, non riesco a ritrovare nella mia memoria tracce di mare caraibico. Se, invece, delle lamentazioni e degli amarcord struggenti, avessimo operato prima o protestato poi, a questo punto avremmo goduto di una balneabilità da trentasei anni negata. Più trascorrono le estati, più diventa esercizio inutile la ricerca dei colpevoli e delle responsabilità. Adesso, ce lo ripetono da almeno due anni, siamo vicini alla messa in funzione dei depuratori alla foce del Sarno, il punto d’arrivo di tutta la schifezza scaricata dai comuni che riversano di tutto lungo i 24 chilometri di percorso. Eppure nessuno sembra crederci, alla rivoluzione che dovrebbe restituirci il titolo di città di mare. La vocazione è stata costantemente mortificata, per decenni abbiamo convissuto con un’industria siderurgica sistemata proprio sulla riva, il mare inquinato era anche il tributo pagato al lavoro assicurato ad almeno tre generazioni di giovani. L’occupazione ora non è più garantita, è rimasto l’inquinamento che avrà anche mutato la propria origine, ma non la sostanza del nostro malessere di cittadini-non-bagnanti. La rassegnazione sembra prevalere sempre sul resto, subiamo convinti che tutto debba andare così, che la nostra condizione di vittime sia ineluttabile. E preferiamo concentrare le nostre energie nelle polemiche. Sempre nel segno dell’immutabilità: basta immergersi nel nostro blog per rendersi conto di come la critica sia spesso pregiudiziale, su tutto e su tutti. E’ il nostro difetto più grande, il principale ostacolo alla crescita, nonché la ragione del nostro stato. Ecco, sono caduto anche io nella trappola psicologica: ho criticato tutto e tutti. Avrei fatto meglio ad agire: ho meritato un cartellino giallo. E, purtroppo, ammetto che non è il primo che ho collezionato. Tutto come prima, il tempo passa invano. MASSIMO CORCIONE