A cura della Redazione
Vedere e non toccare è la punizione peggiore, figurarsi vedere il mare e (teoricamente) non poterlo toccare, non potersi tuffare. La sentenza è arrivata: anche per la prossima estate balneazione vietata, notizia ampiamente prevista e per mesi accompagnata da un’altra voce mai confermata: la chiusura dell’arenile, per inquinamento della sabbia. Un supplizio che per noi dura dall’agosto del 1973, l’estate della grande paura legata al colera. Possibile che in 36 anni nulla sia mutato? Ecco, è proprio questa immutabilità della nostra condizione che non si riesce più a sopportare. Non cambia mai nulla, tranne gli assessori della Giunta, e nessuno sente il bisogno di questi avvicendamenti decisi dalla incomprensibile logica della politica. Restiamo ai fatti: prepariamoci a un’altra estate senza bagni autorizzati. Per giunta nell’anno della recessione, quando siamo tutti più poveri e quando si presume che legioni di emigranti di ritorno invaderanno città e lidi. Ho paragonato il nostro mare al Gange: il tuffo è una questione di fede, spesso supera ogni limite della ragione. E pure in questo ci siamo adattati, rassegnati alla condizione di cittadini di serie B. Costretti all’esilio in sperduti paesi della costa tirrenica, oppure condannati al rischio. Ora, assicurano gli esperti della burocrazia comunale, siamo quasi alla fine della tortura: gli scarichi stanno per essere incanalati verso il depuratore di zona, finalmente avrà uno scopo quella galleria che partendo da punta Oncino passa attraverso la città. Solo i meno giovani ricordano i giorni dello scavo, Torre per mesi fu paralizzata, lo stesso Oncino venne stravolto dall’opera che ha radicalmente mutato l’aspetto della punta. Ma le probabilità che il miracolo si compia entro due mesi sono quasi nulle. L’ottimismo del generale Jucci, il commissario per il disinquinamento del Sarno, non è bastato, il fiume più inquinato d’Europa ha cambiato faccia, il problema restano gli scarichi urbani, diventati la prima causa di inquinamento del mare. La conformazione geografica fa il resto. Possibile che a distanza di poche miglia, là di fronte alla nostra litoranea, il mare è da bandiera blu e noi siamo sommersi dai colibatteri? Questione di correnti, rispetto alle quali l’uomo nulla può. Noi siamo solo spettatori un po’ distratti, buoni a lamentarci, ma restii a mobilitarci. Succede troppo spesso, sarebbe anche il tempo di cambiare. O no? MASSIMO CORCIONE