A cura della Redazione
Avevo scommesso su Maria Elefante e stavo già assaporando il gusto che avrei provato nella riscossione della vincita. Avrei goduto, leggendo la sconfitta sui volti delle Cassandre che invece avevano previsto tutto, compresa l’assenza del lieto fine nella vicenda della docente universitaria che ha provato a sfidare i luoghi comuni. Tutto sfumato: il piacere personale e soprattutto l’interesse della città. Anche stavolta ha perso Torre Annunziata. Non voglio avventurarmi nella polemica politica, mi limito alla constatazione della perdita. Era già successo con Enzo Celone, la storia s’è ripetuta e la replica è ancora è più dolorosa. Inutile stare a fare l’elenco delle cose fatte a costo zero dall’assessore che oggi già rimpiangiamo. Torre, una certa Torre finora assopita, s’era improvvisamente risvegliata dal torpore, finalmente testimoniando una voglia di partecipare. Il film su Siani è diventato un evento che ha mobilitato la città, l’ha divisa, l’ha fatta schierare da una parte o dall’altra. Scrittori torresi di cui s’erano perse le tracce sono tornati qui a presentare le loro fatiche letterarie, abbiamo scoperto le Muse Oplontine, e gli Scavi sono di nuovo un argomento d’attualità per una volta non per una denuncia di degrado. Era solo l’inizio dell’opera, la parola fine è calata come una mannaia su progetti e sogni di Maria Elefante e di tutti noi. Non voglio parlare di politica, di alleanze, di opportunità, di tavolo di trattative. Leggo sul Muro di Torresette manifestazioni di plauso alla decisione dell’Italia dei Valori di abbandonare la Giunta, immagino già i corvi che volteggiano intorno a un Governo cittadino sempre meno stabile, vedo i ragionieri del disfattismo contare il numero delle defezioni registrate da una maggioranza che rischia di non essere più tale. Ma non si può esultare per un fallimento che peserà – e tanto - sulla vita delle nostra comunità. Più semplicemente mi sarebbe piaciuto che dal Sindaco fosse partito un moto d’insurrezione emotiva, una ribellione, una difesa appassionata di un elemento di punta della propria squadra. Invece s’è lasciato vincere dalle ragioni (pure legittime) della politica, rinunciando troppo in fretta a una riserva d’energia, d’idee, di creatività che sul suo conto economico pesava pochissimo. Possibile che siamo condannati a vivere di rimpianti? Queste dimissioni sono un pessimo affare per tutti, non solo per chi aveva scommesso su Maria Elefante vincente. MASSIMO CORCIONE (DIRETTORE SKY SPORT)