A cura della Redazione
Ora ricostruiamo le coscienze Ci sentiamo tutti più sicuri. Protetti, finalmente non abbandonati. E’ questo il sentimento diffuso, almeno mi pare di coglierlo da lontano attraverso i soliti sensori: il nostro Muro di Torresette e i miei amici personali, patrimonio che custodisco come una ricchezza insostituibile. E’ molto più inquieta la politica, eternamente divisa anche quando formalmente i contendenti dovrebbero sentirsi parte della stessa maggioranza. E’ sempre stata una delle ragioni della nostra decadenza, neppure l’eccezionalità del momento riesce a mutare la natura litigiosa di una classe dirigente che pure profonde in questa inutile battaglia grandi energie mentali. Non è sicuramente questo il momento della polemica, l’operazione di pulizia che è stata appena compiuta (e che presumibilmente sarà presto completata) esige oggi il doppio dell’impegno. Siamo alla ricostruzione: delle coscienze, dei valori, perfino delle abitudini quotidiane. Non esiste zona franca senza la consapevolezza che vada cambiata la mentalità. Partendo dal basso, dalla scuola, il primo posto dove le norme di convivenza vanno rispettate. Per anni i professori hanno rappresentato l’ultimo argine, la loro fatica è stata spiegare a chi aveva pochissima voglia di ascoltare che esiste una legge diversa da quella della strada, hanno provato ad assecondare le naturali inclinazioni, a stimolare interessi che sicuramente esistono in tutti i ragazzi, anche in quelli che non abbandonano mai il ghigno feroce, la maschera indossata per mostrarsi forti, i più forti. Ora bisogna inculcare loro il concetto di speranza: stanno vedendo sgretolarsi l’organizzazione che dominava la vita di moltissime famiglie, devono formarsi un pensiero positivo, devono poter scorgere un’alternativa a quel modello criminale. Questo – lo ripetiamo ancora una volta – è compito dello Stato, per una volta la rivoluzione deve partire dal centro e arrivare alla nostra periferia. Sapete qual è stata la cosa più triste tra le tantissime lette sull’operazione anticamorra? Il ringraziamento agli agenti del commissariato di Torre Annunziata per aver aiutato a tradurre le conversazioni intercettate: Sì, tradurre, perché il dialetto risultava incomprensibile anche agli investigatori napoletani. E’ un segno di isolamento dall’altro mondo, la negazione del codice di convivenza più elementare: il linguaggio comune. Bisogna ripartire proprio da qui. Anche per questo, per annullare le distanze che dividono quei ragazzi da una vita normale. La scuola deve riconquistare il proprio ruolo fondamentale. Ultima annotazione sulle rivelazioni del pentito Nasto: la denuncia di collusioni della politica con la camorra non sorprende più di tanto. Se siamo giunti a questo punto è proprio perché la linea di confine tra lecito e illecito è diventata sempre più elastica. Se davvero siamo all’anno zero, occorre avere il coraggio di ripartire, erigendo finalmente un muro tra i due mondi. E ciascuno scelga da che parte stare. Ora che ci sentiamo più sicuri, la scelta è anche più facile. MASSIMO CORCIONE