A cura della Redazione
Tra indifferenza e applausi Partiamo da una contraddizione: sul muro di TorreSette affiggete sempre più spesso tazebao sulla Grande Politica, sui temi del confronto che il 13 e 14 aprile ci porterà a schierarci da una parte o dall’altra. Un dialogo appassionato il vostro che sembrerebbe testimoniare un rinnovato interesse per temi negli ultimi tempi incapaci di scaldare gli animi. Poi, arriva a Torre Annunziata un grande protagonista degli ultimi trent’anni di storia italiana, e intorno vedi tanta freddezza. Sono stato testimone personale di questo gelo: ero fuori del cinema Politeama, di quel che resta di quel cinema, quando il corteo ministeriale è arrivato a destinazione. D’Alema è uscito dall’auto, fendendo una piccola folla composta da curiosi più che da sostenitori oppure da contestatori (come pure ho letto da qualche parte). Escludendo che il ministro degli Esteri abbia tra noi nemici personali, quell’indifferenza mi ha colpito. E’ vero che il suo discorso, all’interno della sala, è stato salutato da applausi e consensi, ma il problema è fuori, tra quelli che solo pochi anni fa avrebbero tributato all’ospite un’accoglienza diversa. In fondo era il numero due del governo formalmente ancora in carica a presentarsi in una città troppo spesso dimenticata. Sono sicuro che analogo atteggiamento sarebbe stato tenuto anche se fosse venuto un esponente dell’altro fronte. Come spiegare questa contraddizione? Esistono forse due Torre? Una appassionata che litiga, combatte dialetticamente e virtualmente e un’altra che ha smesso di lottare, che non crede più a nessuno, che non si fida più di nessuno? Il sospetto è fortissimo, ma chi fa maggioranza? Gli indifferenti, i delusi, sembrano far proseliti. La rassegnazione non abita solo nei cuori semplici, ma anche nelle menti strutturate, in quelle che da sempre ragionano attraverso i parametri della politica. Come se si fosse formata la convinzione che abbiamo toccato il fondo e che la zavorra ci impedisce di risalire. Io mi ostino a far professione d’ottimismo, continuo a puntare le mie speranze sui pochi fatti che vedo realizzati. La caserma dei carabinieri, per esempio: avere un presidio importante nella terra di nessuno mi pare una sfida importante, decisa, da parte dello Stato nei confronti dell’anti-Stato. Non è Grande Politica, questa, inutile chiederne conto a D’Alema, ma ci tocca da vicino, può cambiare la nostra vita quotidiana, ridurre le distanze tra Torre Nord e Torre Sud, tanto per evocare un altro dei cavalli di battaglia delle vostre dispute telematiche. Lungo i sette chilometri della nostra storia, forse, riusciremo a sentirci più uniti. E peserà un po’ meno sapere che fuori dei confini cittadini pochi, pochissimi si ricorderanno di noi, dal 15 aprile. MASSIMO CORCIOME DIR. SKY SPORT