A cura della Redazione
Messaggio indirizzato a Massimo Corcione Innanzitutto mi congratulo con Lei per i suoi interessanti articoli..pero´ preferirei sapere da Lei cosa farebbe di concreto e di propositivo per cercare di migliorare un tantino questa citta´... A parlare siamo tutti bravi, ma i fatti dove sono? Lei potrebbe collaborare fattivamente al cambiamento di Torre Annunziata, Lei che ha anche ricoperto una carica molto importante nel passato (direttore del TG5..se non erro..), quindi ne ha tutta la facoltà e le conoscenze(anche politiche e istituzionali, credo..)...gradirei una risposta da Lei..grazie! PS se Torre Annunziata versa in queste misere condizioni e´ perche´ non ha mai avuto un politico di spessore come un Bassolino, Mastella, De Mita e Gava che hanno trasformato in meglio i loro territori di appartenenza...Torre Annunziata invece non ha mai avuto come concittadino una figura carismatica di questo genere.. Anonimo La risposta di Corcione La sua mail è un concentrato di amarezza e di rassegnazione. L’amarezza, condivisa dalla totalità dei cittadini torresi, riguarda la paralisi di iniziative che ha ridotto Torre Annunziata a uno stato precomatoso: troppe occasioni sono andate perse, troppi treni sono passati senza che la città riuscisse a salirvi. Siamo sempre stati fuori da tutti i programmi di investimento della comunità europea, la valorizzazione del territorio è rimasta una formula vuota mai riempita di contenuti. Per troppi anni abbiamo difeso roccaforti occupazionali destinate a essere spazzate via, senza preoccuparci di trovare alternative. Altrove, non in altri continenti ma a pochi chilometri da noi, hanno recuperato antiche tradizioni, trasformandole in nuovi volani di sviluppo; penso a Gragnano e alla industria della pasta: noi siamo fermi alla benemerita Pasta Setaro, marchio diventato sinonimo di qualità grazie alla cocciutaggine di una famiglia che ha sfidato il mondo pur di realizzare un sogno. Quando si poteva combattere per una riqualificazione del Porto, stimolandone la vocazione turistica, si è preferito non agire: ottocento barche ogni estate sono attraccate ai pontili senza che intorno sia sorta una economia di sostegno. Scelte suicide che significano rinuncia a posti di lavoro e quasi una legittimazione dell’offerta di occupazione che arriva dall’Antistato, dalla Camorra che recluta i suoi soldati tra i disperati, tra quanti abbiamo abbandonato, non preoccupandoci neppure dell’evasione scolastica. Sono solo piccoli esempi delle occasioni perse; molte sono ancora recuperabili. Ne aggiungerei un’altra, lanciata a mo’ di provocazione in questi giorni dominati dall’emergenza rifiuti: perché non chiediamo di ospitarlo noi un termovalorizzatore. Da settimane sentiamo ripetere che la spazzatura è ricchezza, che la trasformazione è un business, ma nessuna città si propone per diventare sede di questi impianti che altrove, non in altri continenti ma in regioni anche vicine, sono tranquillamente funzionanti senza che alcun rischio tocchi la popolazione. Sarebbe uno scatto di fantasia, o se preferite uno scatto d’orgoglio per dimostrare che siamo vivi, che non aspettiamo sempre una benedizione che non arriva. Questo è compito degli amministratori, non della buona volontà dei singoli, non ci si può affidare alle conoscenze personali che restano spesso confinate negli ambiti lavorativi di ciascuno. E qui passo alla rassegnazione contenuta nella sua mail: pensare che si debba sempre avere un santo protettore riconduce a una visione della politica che andrebbe combattuta e non assecondata. C’è del vero nella sua osservazione, una verità storica pure inconfutabile, ma non può rappresentare la soluzione. Perché un leader non nasce così per determinazione spontanea e poi perché ci hanno anche espropriato il diritto di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento. Non esistono, cioè, le condizioni per costruire una baronia che possa garantirci dei privilegi. L’ideale sarebbe l’abbattimento di questi centri di potere, e il voto è la nostra arma. Un’ultima annotazione: penso che l’attivismo del sindaco Starita sia la dimostrazione che si possa amministrare una città difficile come Torre Annunziata senza consegnarsi allo sfacelo inevitabile. Un raggio di ottimismo nella nebbia di questi giorni disgraziati. Massimo Corcione P.S. Perché il dialogo possa considerarsi tale, gli interlocutori devono dichiararsi. Altrimenti è come parlare con un’ombra e tutti noi abbiamo bisogno di luce.