A cura della Redazione
Finiranno per isolarci dal resto del mondo. Per considerarci ancor più diversi, una strana genìa che vive una strana vita. E’ l’effetto monnezza, un’emergenza che diventa nazionale solo nelle parole non nelle opere. Tutto cambia perché nulla cambi: la citazione gattopardiana sarà pure abusata, ma niente rende meglio la condizione delle ultime settimane. Nessuno pretende una soluzione miracolosa, ma almeno una soluzione che interrompa questo rimpallo di responsabilità, di veti, di alibi. Basta, la monnezza è sempre lì, neppure le ruspe dell’esercito rimuoveranno il problema, ammesso che qualcuno lo consideri davvero tale, nelle stanze romane. L’impressione è che nel Palazzo lo si consideri alla stregua di una manifestazione di folklore, con la colonna sonora delle urla delle madri napoletane, esasperate da questa convivenza forzata con la spazzatura. Altre vicende hanno fatto irruzione sulle prime pagine e nei sommari dei tg, la legge della cronaca – spietata ma non aggirabile – impone sempre la priorità per l’ultima notizia, il rischio di finire dimenticati è reale e assolutamente da evitare. Occorre tenere la questione aperta, non farla declassare a routine. Avevo scritto, una settimana fa, che più della rivolta, colpiva la rassegnazione di chi da settimane aveva l’immondizia sottocasa. E’ finita anche quella, la pazienza. Anche Giobbe sarebbe esploso davanti alle esibizioni cui siamo stati costretti ad assistere: le previsioni degli esperti che si avvicendano su giornali e televisioni somigliano a una gigantesca riffa: 15 giorni, poi 30, 60, 6 mesi, 12 mesi, 3 anni. Quanto durerà questa emergenza? Avremmo tutto il diritto di saperlo, di conoscere il nostro destino, già precario per definizione. Stavolta è in ballo la salute, migliaia di sacchetti sparsi lungo le strade della Regione sono una bomba sanitaria innescata. Star lontani non lenisce il dolore e l’amarezza, anche se a veder certe immagini e a sentir certi commenti vien voglia di tornare per combattere, più che fuggire da una situazione che resta incomprensibile nelle sue motivazioni. Sempre meglio che tentare di spiegare il mistero a chiunque ti guardi come fossi un marziano che prova a rappresentare la propria esperienza di vita su un pianeta lontano. Allora rinunci e resti solo nel tuo dolore di torrese in prestito a una città dove tutto funziona con una naturalezza disarmante. Più usufruisci dei benefici di un sistema efficiente, più ti chiedi perché la normalità non può abitare là dove siamo nati. Come puoi pretendere che comprendano come pure il potere locale sia praticamente impotente, incapace di fornire le più semplici informazioni alla cittadinanza. Ho visto in tv il sindaco Starita esprimere il proprio dissenso con grande coraggio. Eppure può fare davvero poco, le responsabilità sono fissate a un livello superiore, là dove avrebbero dovuto decidere programmazione e pianificazione regionale, là dove per anni nulla si è fatto, ben sapendo che la catastrofe fosse in vista. Hanno chiuso gli occhi e ora vorrebbero che noi ci turassimo il naso. Impossibile, per una volta siano loro a rassegnarsi. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT