Sold out. Solo posti in piedi. Così si è presentata ieri sera alle 18.30 l’aula magna “Benito Capossela” del Liceo Statale “Pitagora-Croce” di Torre Annunziata. In programma la prima presentazione del romanzo “In un mare senza blu” (editore “iDobloni Enigmi”- Milano) di Francesco Paolo Oreste, scrittore e ispettore di Polizia, responsabile della sezione investigativa e "codici rossi" nonchè direttore artistico de “La settimana dello scrittore” promossa a Torre Annunziata da “Libertà - Libreria Erboristeria & BioBar Asperula”. Una risposta di partecipazione significativa, eloquente, incoraggiante di un territorio relegato quasi per assuefazione in luoghi molto appartati della promozione culturale.

La dirigente scolastica del “Pitagora-Croce”, Tiziana Savarese, introduce gli ospiti: il moderatore Francesco Gravetti, giornalista, il relatore Pierpaolo Filippelli, procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli e, ovviamente, l’autore.

Dopo “L'ignoranza dei numeri” (Baldini & Castoldi - 2019), “In un mare senza blu" è il secondo romanzo di Francesco Paolo Oreste. E’ una storia che ha il potere di raccontare la Napoli dei vicoli, degli emarginati, dei diversi e di chi non ha scelta, lì dove la vita diventa sopravvivenza. I protagonisti sono tre ragazzini: Mario, Ciro e Michele. Nei loro occhi il blu del mare e tutte le speranze che può nutrire la gioventù. Nei loro cuori un’amicizia che si rivelerà ciò che di meglio il destino ha riservato loro. Eppure, la vita dei tre ragazzi di Vico Stella, ribattezzato Vicolo Nero, non offre sconti.

Filippelli sostiene: «Il dolore è uno dei protagonisti di questo libro. E’ anche una straordinaria occasione narrativa. Dal dolore, dal viverlo, può nascere una funzione evolutiva che porta alla salvezza, al bisogno di riscatto. Ma non è assolutamente un romanzo tranquillizzante. E’ una storia agitata dove emerge netta la forza d’urto della violenza e dell’avidità in contrapposizione all’amicizia e all’amore».

Il sostituto procuratore aggiunge: «Mi ha fatto molto piacere parlare di questo libro in un luogo come un’istituzione scolastica. Credo moltissimo nella osmosi della contaminazione tra il mondo della giustizia, che è il mio mondo, e quello della cultura. Sono convinto che la cultura dovrebbe far parte dei ferri del mestiere di un magistrato».

Francesco Paolo Oreste entra in maniera più specifica nel contesto narrativo del suo romanzo: «La parola chiave è la “solitudine”. Perchè la disperazione, quella vera, è fatta di solitudine. Rappresenta il livello di dolore più alto, un dolore disperante. Un mare senza blu è acqua che non si può bere. Il blu è la possibilità di fare di quel mare orizzonte di speranza, cura per le angosce, una possibilità di fuga, un punto dal quale aspettarsi una risposta, una soluzione».  

Francesco Gravetti, poi, sollecita l’autore sull’utilizzo della poesia nelle sue opere: «Nei miei testi finisco sempre per inserire sempre un pò di poesia. E’ il compromesso tra la durezza di ciò che vedo e la necessità di raccontarlo provando però a dire anche altro. La poesia, dunque, è uno strumento evocativo suggestivo per dare al lettore la possibilità di entrare nella storia non soltanto col cervello, ma anche con le emozioni».

Assolutamente significativo il saluto finale di Mariana Marenghi, responsabile della casa editrice “iDobloni Enigmi” di Milano: «Grazie a tutti gli intervenuti. Credetemi, io una presentazione così, con un pubblico così caloroso e numeroso, mai l'ho vista. Il mio secondo grazie va a Francesco che, in un insospettabile pomeriggio dello scorso giugno, mi ha fatto incontrare il suo romanzo e da quel momento ho vissuto solo in funzione di “In un mare senza blu”. E’ un romanzo che ha conquistato subito tutti noi della casa editrice diventando un autentico doblone. Li abbiamo chiamati così perché sono storie che rappresentano dei tesori e questo è uno dei tesori che ci piace avere. Spero che riesca a conquistare anche voi e che possiate diventarne uno scrigno».  

(nella foto da sinistra: Tiziana Savarese, Francesco Gravetti, Francesco Paolo Oreste e Pierpaolo Filippelli)