A cura della Redazione

Lo sapevate che i pompeiani di duemila anni fa avevano la dentatura molto più sana di quella degli attuali residenti nella valle del Sarno?

A questa ed a tante altre curiosità sarà possibile rispondere grazie ai risultati delle indagini tomografiche operate da un’equipe scientifica sui calchi conservati (e restaurati recentemente) nei laboratori della Soprintendenza archeologica di Pompei. Nell’ambito del grande cantiere di restauro e valorizzazione che è il Grande Progetto Pompei, questa esperienza multidisciplinare dimostra come la scienza medica (e non solo) può essere al servizio dell’archeologia. Diversi calchi delle vittime della tragedia del 79 d. C., tra i quali un bambino, un cane ed un maialino, sono stati messi a disposizione di un’equipe medica al fine di saperne di più sull'età, patologie mediche, abitudini alimentari e stili di vita degli antichi pompeiani. Non a tutti i calchi è stato possibile fare una Tac perché alcuni di essi si sono rivelati vere e proprie statue ricavate dai profili delle vittime del Vesuvio, mentre in altre sono state rilevate presenze di ossa umane poi analizzate con complicati procedimenti per separarle dal gesso sulle rilevazioni su lastra.

Già i primi risultati offrono notizie che annullano precedenti certezze. Ad esempio, una donna ritenuta incinta per il profilo del calco non è risultata tale alle indagini di laboratorio. E’ stata di grande impatto emotivo l’esperienza di oggi (martedì 29 settembre) attraverso la quale sono state effettuate in forma estemporanea alcune indagini (tra le quali quella sul bimbo) in «diretta stampa», grazie al supporto scientifico della Tac (Tomografia Assiale Computerizzazione multistrato) nell’ambito del più vasto progetto di esami scientifici e antropologi previsti dal progetto di restauro sui calchi, attualmente in corso. Per l’occasione si dono formati piccoli gruppi per entrare nell’ambiente riservato, creato appositamente dalla Soprintendenza, dotandolo con apparecchiatura Philips (operatore Roberto Canigliula) mentre i calchi trasportati in barella sono stati visionati dal monitor per l’indagine radiologica. L’illustrazione del progetto è stata fatta dagli specialisti coinvolti. Il medico radiologo Giovanni Babino, responsabile del progetto e della radioprotezione, ha spiegato che nello specifico gli operatori hanno dovuto inventarsi un protocollo “eccezionale”  perché tali erano i pazienti. Vale a dire calchi di gesso che insieme alle impronte umane strappate alla morte conservano parti di scheletro che si prestano all’investigazione medica.

Da parte sua, l’odontoiatra specialista Elisa Vanacore ha manifestato tutta la sua meraviglia nell’aver riscontrato la salute dentaria delle vittime dell'eruzione che devastò l'antica Pompei, dovuta presumibilmente ad un’alimentazione diversificata e ricca di fibre ma povera di grassi e di zuccheri. In ogni caso, è certo che la dieta praticata dagli antichi pompeiani è più sana di quella attuale. Il soprintendente archeologo Massimo Osanna, nel presentare l’iniziativa scientifica partita in agosto, senza dubbio di elevato profilo, ha spiegato che il progetto globale di restauro dei calchi, finalizzato alla conservazione ma anche allo studio dei reperti, interessa molteplici interventi e discipline a più livelli, coinvolgendo archeologi, odontoiatri, ingegneri per rilievi scanner-laser ed un tecnico di cartografia e di informatica.