A cura della Redazione
E’ arrivato a termine il primo dei cinque cantieri del Grande Progetto Pompei, finanziato con 105 milioni di euro dalla Comunità Europea e dal governo italiano. In un comunicato, la Soprintendenza archeologica ha annunciato che sono stati rispettati per la consegna i tempi stabiliti, ossia 370 giorni di lavoro per portare a termine l’intervento di consolidamento e restauro strutturale della domus. Si tratta, nello specifico, di una villa signorile con ingresso da Via dell’Abbondanza. Prende nome dalla presenza lungo tre lati del giardino quadrangolare di un portico sotterraneo fenestrato (criptoportico) sul quale si aprivano una stanza di soggiorno (oecus) e ambienti termali. Il criptoportico e l’oecus presentavano lungo le pareti un ciclo pittorico ispirato agli episodi dell’Iliade. E’ dei più pregevoli esempi di II stile finale conservato negli scavi di Pompei. Raffinate e scenografiche pitture ornano anche i quattro ambienti termali della villa. L’edificio, risalente al III secolo a. C., è stato e successivamente ampliato e modificato. E’ venuto alla luce agli inizi del Novecento. La prima fase di lavoro è propedeutica alla seconda tranche di interventi prevista per il restauro di stucchi, pitture parietali e pavimenti a mosaico, di cui deve partire ancora il bando di gara. L’intervento, effettuato sotto la direzione dell’architetto Maria Previti, ha un costo complessivo di 304 mila euro ed ha riguardato: il consolidamento e restauro delle strutture antiche, la restituzione della volumetria originaria con ricostruzione in legno di ciò che era andato perduto a seguito del bombardamento degli americani del 1943. Si è proceduto alla riconfigurazione spaziale con centine (strutture in legno) sia della volta a botte del forno (praefurnium) sia dell’unica volta a crociera documentata nell’antica città di Pompei, presente nell’ambiente caldo delle terme (calidarium). E’ stata costruita una passerella in legno per la visione dall’alto degli ambienti termali e delle rispettive superfici decorate. Un importante intervento a salvaguardia degli affreschi ha, inoltre, interessato il deflusso delle acque piovane attraverso opere di drenaggio nell’area del giardino. Il cantiere di restauro ha offerto nuove informazioni sulle fasi edilizie del complesso, documentate attraverso mirate indagini di scavo nel tepidarium, che è stato liberato dei detriti accumulati dall’ultimo abitante pompeiano della domus, portando così alla luce numerosi frammenti di intonaci dipinti e di stucchi a rilievo, che decoravano le pareti dell’ambiente. Altra indagine archeologica è stata condotta nell’ambiente periferico all’esterno dell’oecus, rivelando l’esistenza di più livelli pavimentali sovrapposti, sia in mosaico che in cocciopesto, e le diverse destinazioni d’uso. «I lavori conclusisi nei tempi previsti, nonostante il ribasso del prezzo su base d’asta, sono stati realizzati nel pieno rispetto degli standard di qualità - dichiara il soprintendente pro tempore di Pompei, Luigi Malnati -, come accertato nelle verifiche del direttore dei lavori, utilizzando i materiali progettuali previsti dalla gara e consentendo così un notevole risparmio di denaro per l’Amministrazione. Proseguono - conclude - con regolarità anche i lavori presso gli altri cantieri del Grande Progetto Pompei. Prossimi all’ultimazione le opere di restauro alla Casa delle Pareti rosse». MARIO CARDONE twitter: @mariocardone