A cura della Redazione
«Linea d´orizzonte». E´ il titolo della mostra di opere inedite di Francesca Capasso, che sarà inaugurata giovedì 7 febbraio, alle ore 17.30, al Liceo Artistico "de Chirico" di Torre Annunziata. La mostra, che resterà aperta al pubblico fino al 28 febbraio, rientra nell´ambito dello Spazio 011, laboratorio allestito dalla scuola di via Vittorio Veneto. L’artista, nata nel 1977 a Novara, vive e lavora a Napoli. Presenta opere d’intensa tonalità poetico-civile, dodici tele e un’installazione legate dal tema delle identità geopolitiche. Sollecitata da un dialogo con un progetto della scuola svolto su aspetti della multiculturalità e della giustizia per la dignità universale della persona, l’artista ha ‘pensato’ dodici ‘controbandiere’, vessilli nazionali trasmutati in un processo di analisi e sintesi cromatica, segnati sulla linea d’orizzonte, che unisce/separa luce ed ombra, dal ricamo di una scritta che riproduce in lingue diverse articoli della Carta dei diritti dell’uomo. Opere che rivelano la loro epifanica fenomenologia immaginale nell’intermittenza della luce di neon che pulsa nel telaio del tessuto. Naufrago è chi teme il proprio destino di sopravvissuto. Chi, agli occhi della terra, viene dall’orizzonte, che nella memoria figurale mai dilegua. Naufrago è chi nella notte intensa del moribondo, riemerge alla luce. Chi non cerca salvezza nell’approdo, ma nella linea dell’acqua, confine alle palpebre e al respiro. Naufrago è chi nasconde le stimmate della seconda nascita, chi non ha più patria, lingua, idoli. Naufrago è chi solo conserva – o è una conquista? – la dignità di Uomo; quella delle insegne restituite ad un unico pigmento; quella libera e identica dei cromosomi, tutti uguali, non a caso colori e corpi, e forme! Così, impasti di cromie sono le bandiere di Francesca Capasso, mute rifrazioni, prima di divenire simboli, primordiali ibridazioni, e postume (Jasper Johns), simmetriche (Nauman e Dan Flavin) o repulsive (Emilio Isgrò). Palescenti verità segnano le sue seriche tessiture, veli d’alabastro alla luce che li attraversa e ne svela le epigrafi, i silenziosi ideogrammi: ricami pazienti a suturare fissurazioni che non smettono di sanguinare. Lì, all’orizzonte, sulla linea che divide e separa, in coppie d’illusioni, gli elementi complementari e primigeni del mondo, il cielo e la terra, l’aria e l’acqua, col fuoco della luce che, al suo apparire, riscatta il senso dell’umana comprensione, dell’immemore, bruciante speranza. Ancora un’illusione. La più antica. La più tenace. F. I.