A cura della Redazione
A Luca Cupiello, che quasi implorante chiedeva se gli piacesse il presepe, Tommasino, detto Nennillo, rispondeva seccamente: “no, nun me piace ‘o presepio!”. Luca supponeva che a Nennillo, non solo non piacesse il proprio presepe, ma nessun presepe, perché “voleva fare il moderno”. Io ho una diversa opinione e azzardo un’altra ipotesi, cioè che a Nennillo non piacesse il suo presepe. Un po’ per partito preso, un po’ per ripicca, un po’ per spirito di contraddizione. Certo che se Tommasino avesse visto, come io ho visto, il ”Presepe Vivente” rappresentato dal Gruppo Folklorico ’O Pazziariello, avrebbe esclamato, senza remore, meravigliato: “Sì! Me piace ‘o presepio”. ‘O Pazzariello è una figura storica della tradizione napoletana, da tutti conosciuta e interpretata dai più grandi del teatro napoletano. Oggi il Gruppo omonimo interpreta, con somma bravura, il repertorio classico della commedia dell’arte napoletana e del nostro folklore. Per questo Natale, il sodalizio è impegnato a rappresentare il “Presepe Vivente” nel Santuario dello Spirito Santo (chiesa del Carmine). La scena è ambientata in un tipico cortile della vecchia Napoli, dove l’attesa dell’evento che avrebbe cambiato il mondo, la nascita del Bambino Gesù, si esprime con tutto il repertorio che l’anima di Napoli sa offrire. Allora, ecco suoni di tammorre, di nacchere, di triccheballacche, di chitarre e mandolini suonati da dita esperte. E che piacere ascoltarli! Il cortile risuona tutto di antichi canti, sembra “il Paese dei Campanelli”. Ecco una donna con un grembiule ed uno straccio su una spalla che distende i panni al balcone, balcone che in nessun presepe può mancare. Infatti, è riservato alle scene più toccanti dello spettacolo, al corteggiamento ed alle serenate. Ecco la vecchia “capera”, che pettina le spose. Un ritratto di raffinata crudeltà, di un volto rugoso dalla bocca realisticamente sdentata che torna addolcito e acconciato dopo aver parlato male degli altri. In un angolo il venditore di carne cotta, il pastaio che lavora la pasta, il vecchio ciabattino che risuola vecchie scarpe, il venditore di “polipi affogati” con il ramaiuolo per servire il brodo da bere. Gli attori sono bravi e riccamente vestiti, un vero e proprio corpo di ballo che si esibisce in stupende tarantelle, che sono uno degli elementi indispensabili perché un presepe possa dirsi davvero napoletano. Infine la grotta, illuminata da una pallida luce, dove si scorge il Bambino Gesù fra Maria e Giuseppe, miracolo dell’amore divino. Il presepe vivente è sempre uno spettacolo stupendo che testimonia materialmente l’amore per una tradizione religiosa profondamente sentita e radicata nel nostro popolo. Ad ogni nuova rappresentazione il “Presepe Vivente” è sempre diverso, è ricco di sorprese, di giochi di luci, è diversa l’interpretazione stessa dei personaggi. E’, decisamente, uno splendido spettacolo sempre in evoluzione. Il sacerdote Don Pasquale Paduano ha fortemente voluto questa rappresentazione per far conoscere e valorizzare ulteriormente l’attività degli artisti e degli artigiani torresi. Le rappresentazioni si terranno nel periodo natalizio nei giorni 27-28- 29 dicembre e 3-4-5 gennaio, alle ore 19,30. ANNA ARICO’ (dal settimanale TorreSette del 2 dicembre 2011)