A cura della Redazione
Dare di più a chi ha avuto di meno. È questo l’obiettivo che la federazione Salesiani si è imposta nella sua ormai decennale lotta all’emarginazione e al disagio giovanile, che purtroppo prende sempre più piede nella realtà torrese. L’associazione ha svolto quest’anno il progetto dell’Ambito sociale N15 denominato “Servizio Educativo territoriale Emera”, della durata di dodici mesi, che ha visto protagonisti circa cento ragazzi, tutti provenienti da zone degradate dei comuni di Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase. Non è la prima volta che viene proposta una simile iniziativa per far fronte a problemi di ordine sociale, e per la seconda volta è stato un successo. Don Pasquale D’Elia, sacerdote dei “Salesiani”, con l’ausilio di sei educatori professionisti e di una psicologa, ha dovuto fronteggiare una realtà difficile, disagiata, alla quale però era già abituato. La struttura torrese è infatti sede di una casa famiglia, “Casa Mamma Matilde”, che ospita attualmente otto ragazzi e mette a disposizione dei bambini un oratorio. «Gli educatori - afferma don Pasquale -, avendo molta esperienza, sono entrati in contatto facilmente con questi bambini, diventando un’unica famiglia. L’arma pedagogica utilizzata è stato un connubio tra la rigidità delle regole da rispettare e lo svago assicurato». I bambini si sono sentiti liberi di sbagliare ed imparare dai loro errori. Non mediante il rimprovero ma grazie al perdono. Ed è forse stato questo il più grande insegnamento dato a loro: il concetto di gratuità. La voglia di donare qualcosa all’altro senza chiedere nulla in cambio, insieme alla solidarietà, all’uguaglianza. Sono queste le fondamenta su cui questo progetto si è basato. La sua importanza risiede nella possibilità che è stata offerta di coinvolgere non solo così tanti bambini, ma anche le loro famiglie. Ciò è servito ai volontari per scavare a fondo all’interno delle vite di questi fanciulli, per comprenderne al meglio le situazioni e le problematiche che li affliggevano. É importante capire però, che l’opera dei Salesiani produce benefici, se portata avanti anche e soprattutto tra le mura domestiche: deve essere un continuo lavoro tra oratorio e famiglia, che mira proprio al reinserimento di questi bambini all’interno del nucleo familiare. Questo percorso è stato un viaggio: un viaggio interiore. I figli di Don Bosco hanno lasciato alle spalle gli aspetti bui della loro vita ed hanno scoperto un nuovo mondo, una vita migliore. La durata temporale di questa iniziativa è giunta al termine, ma non questa esperienza. «Ci sarà una continuazione di questo progetto per tutto il mese di maggio - prosegue don Pasquale - e sarà portato avanti dagli stessi educatori come volontariato. I bambini, quindi, avranno modo di continuare questo processo formativo e pedagogico. Attualmente è stato presentato, inoltre, un bando pubblico alla Prefettura di Napoli, per cui probabilmente non sarà questa l’ultima volta in cui potremmo toccare con mano i risultati a cui ha portato questa importante iniziativa sociale», conclude il sacerdote. FLORIANA VACCARO (Dal settimanale TorreSette del 6 maggio 2011)