A cura della Redazione
Perché questi straordinari ragazzi sono costretti ad esibirsi sempre a Scafati? E’ una domanda che “mi” rivolgo, quasi come un consolidato rituale, ogni volta che mi accingo a salire in macchina e a raggiungere il teatro San Pietro per assistere ad uno spettacolo della compagnia amatoriale torrese “I Senzarteneparte”. Un interrogativo che ho tentato di girare diverse volte, attraverso questo foglio, a qualche presunto interlocutore più o meno responsabile delle sorti amministrative della nostra città, ma un malcostume, di rituale altrettanto consolidato (soprattutto negli ultimi mesi da parte dei “vertici” politici di Torre Annunziata), ne ha sconsigliato qualsiasi tipo di replica o considerazione di merito. Il teatro è cultura. La cultura, è notorio, politicamente non paga. E, peggio ancora, qualche pragmatico politologo si è spinto a teorizzare che “con la cultura non si mangia”. Intanto una realtà come la compagnia “I Senzarteneparte” rinsalda la propria presenza sul territorio con una costante e puntuale attività teatrale che non conosce soste fin dal 2004, anno della costituzione dell’associazione. Al teatro San Pietro di Scafati, i giovani attori oplontini hanno allestito il lavoro numero otto di un “albo” che comincia a diventare importante e corposo. E non mi trova assolutamente d’accordo l’ipotesi qualunquistica paventata sulla brochure di presentazione di questo ultimo spettacolo (“nessuno si accorgerà mai di loro…”), perché una traccia indelebile, nel panorama della promozione culturale nella nostra città, questi ragazzi l’hanno già lasciata. Il loro entusiasmo, la loro passione, il loro trasporto, la loro fortissima attrazione verso il palcoscenico rappresentano il carburante che riesce a muovere la macchina complessa, anche a livello amatoriale, di una rappresentazione teatrale. Per i loro oramai tradizionali impegni teatrali primaverili, i Senzarteneparte hanno scelto “Il morto sta bene in salute”, un testo emblematico di Gaetano Di Maio privo di un autentico ruolo da protagonista che consente di liberare tutte le potenzialità interpretative presenti nella compagnia. Una decisione non casuale che garantisce una politica selettiva nell’individuazione dei lavori nonché un modello democratico che contempla la distribuzione più o meno equa degli spazi e dei tempi disponibili sul palcoscenico. Nella commedia si intersecano diversi personaggi, ognuno dotato di un considerevole spessore nello sviluppo della storia, che concorrono a raffigurare una rappresentazione tipica della produzione del prolifico autore partenopeo, dove trionfano intrecci, imprevisti, equivoci e sovrapposizioni giallo-comiche. Ai giovani attori torresi va ascritto il merito di una gestione sagace e penetrante soprattutto nel crescendo della vicenda, la cui sceneggiatura nascondeva non poche trappole interpretative. In questo versante è emerso il sapiente lavoro di regia svolto da Antonio Annunziata che, per la seconda volta, ha diretto uno spettacolo della compagnia. Bravi tutti gli attori, indistintamente. Lo affermo con estrema sincerità, senza retorica mentre mi accingo ad elencarli in stretto ordine di apparizione: Rossella Mascolo, Gaetano Arcangelo, Marella Solimeno, Michele Gallo, Pasquale Nastri, Teresa Malacario, Domenico Cristiano, Esmeraldo Napodano, Marcella Altobelli, Emanuel Sorrentino, Carlo Scognamiglio, Vincenzo Fabio Carotenuto, Rita Scognamiglio, Sara Lanzieri, Sara Pinto e Giusy Minelli. GIUSEPPE CHERVINO (dal settimanale TorreSette del 8 aprile 2011)