A cura della Redazione
Ha avuto inizio lunedì 14 marzo il seminario di archeologia organizzato dall´Archeoclub di Torre Annunziata "Mario Prosperi" con la lezione della dott.ssa Ciarallo sul tema "Vinum nostrum". Il saluto iniziale rivolto ai partecipanti dalla presidente Mirella Azzurro e dall´assessore alla Cultura, Maria Elefante, è stato anche l´occasione per ricordare Ferdinando Balzano, recentemente scomparso, amico e socio dal 1976 dell´archeoclub locale, con cui ha condiviso l´amore per il patrimonio archeologico oplontino e l´impegno per la sua valorizzazione. L´interesse per Oplonti lo aveva reso fin dagli anni ´60 orgoglioso promotore, insieme ad altri appassionati torresi del Comitato Amici di Oplonti, di battaglie per lo scavo e la valorizzazione della nostra area archeologica. Il lavoro come custode presso gli scavi di Ercolano e gli scavi di Oplonti lo aveva portato ad essere prezioso collaboratore degli archeologi dirigenti nelle operazioni di scavo e di documentazione delle attività svolte. Non nascondeva mai la sua passione per l´archeologia e la sua emozione quando raccontava di essere stato fortunato testimone del rinvenimento degli ori di Oplonti nella villa di Crassio nel 1984. Lasciata la parola alla dott.ssa Ciarallo, biologa, responsabile del Laboratorio di ricerche applicate della Soprintendenza di Pompei, il pubblico è stato condotto in un interessante viaggio nei luoghi storici della coltivazione della vite, trasportata dai Greci in Italia, nella Val d´Agri, nell´isola d´Ischia, ad Eraclea, a Paestum, nel territorio vesuviano, dove a Boscoreale e a Pompei i vigneti sono stati ricostruiti sulla scorta delle informazioni ricavate dallo scavo e dalle fonti letterarie. Attraverso le immagini di vasi,coppe,affreschi recanti amorini al lavoro,tralci di vite,il dio Bacco con la corona d´edera, e i riferimenti agli autori classici come Catone e Plinio, il pubblico ha appreso che le tecniche colturali sono rimaste uguali nel tempo fino a quando non è intervenuta la meccanizzazione (in Italia nel dopoguerra).Si usava fare,infatti,la pigiatura dell´uva con i piedi,poi con il torchio e con il torchio a pressa con la vite. L´uva da tavola veniva anche messa a seccare,come si faceva con i fichi,così diventava più dolce e più energetica e il vino che se ne ricavava risultava più dolce (come il nostro passito). Si è parlato ancora della fermentazione,accelerata con l´uso di pigne abbrustolite messe nel mosto, dell´edera come pianta che assorbe l´alcol ed evita l´ubriacatura. Non sono mancati riferimenti all´uso del vino in cosmesi e in medicina,nè all´uso dei derivati del vino. L´aceto, infatti, veniva utilizzato per conservare i cibi nei barattoli di vetro. Il prossimo incontro è fissato per oggi, 22 marzo, alle 16.00 alla scuola media "Pascoli". La prof.ssa Federico parlerà sul tema "Dal Real Museo Borbonico al Museo Nazionale di Napoli".