A cura della Redazione
L’efficace lavoro di Magistratura e Forze dell’Ordine ha ridato vigore alla società civile, che nel periodo del dominio camorristico è stata quasi dormiente. Ha ripreso slancio l’associazionismo storico e sono nate nuove aggregazioni che hanno raccolto soprattutto le espressioni culturali e sociali dei giovani. La Barca dei Saperi si è caratterizzata per l’indipendenza da partiti e istituzioni, l’esclusione di sbocchi elettorali, l’essenziale partecipazione degli studenti, ma anche per l’obiettivo non solo di affrontare, come accaduto in passato, le tematiche cittadine più rilevanti, ma di farlo in maniera documentata e professionale, di elaborare soluzioni, di procedere nelle sedi competenti per la loro attuazione. Ha tentato, in altre parole, di non fermarsi al convegno, per “imbarcarsi” nell’ambiziosa opera di assolvere gli impegni presi nelle sue assemblee pubbliche. Dopo dieci mesi però il gruppo ha rallentato il ritmo per comprendere se è effettivamente in grado di sostenere un tale onere. La Barca gode di una “ciurma” di circa quattrocento interessati, ma solo una decina di ragazzi e alcuni adulti si occupano del fare. I “rematori” per discutere ci sono, e vanno ringraziati per la loro disponibilità, ma solo pochissimi si ritrovano al momento di agire. Scarseggia insomma la capacità di tradurre le parole in fatti. Gli stessi consensi via Facebook si stanno rivelando illusori. Prendiamo il caso del Ponte di via Sepolcri: più di mille messaggi di adesione sul web hanno prodotto una settantina di presenti al dibattito con uno solo degli fondatori della nutrita comitiva di internauti. L’associazionismo appare carente nelle metodologie di analisi e soluzione dei problemi, nel documentare la propria tesi, nel sostanziare una proposta, condurre una ricerca sull´argomento, consultare archivi ed emeroteche, acquisire atti amministrativi in base alla legge sulla trasparenza, trasformare l´idea in progetto e realizzarlo... Salvo eccezioni, ci si ferma alla favolosa intuizione, ma ci si rimette ad altri, che mancano, per concretizzarla; e, quando le risposte sono individuate, difettano le persone per metterle in pratica. Occorre un ampio movimento non solo di coscienze, ma di coscienze attive, che facciano, sappiano fare. A Torre siamo pieni di idee e progetti, ma quasi nessuno è diventato realtà. Ecco perché lancio un appello a tutti gli abitanti del territorio che abbiano voglia di dedicare qualche ora alla settimana al bene comune, per conoscerci, organizzarci, intraprendere insieme un percorso di rinnovamento. Mi rivolgo innanzitutto agli studenti, ai giovani, non solo per la loro voglia di vivere e cambiare, ma anche perché hanno dimostrato di essere la parte migliore della società: negli ultimi quindici anni, a livello scolastico e associativo, hanno prodotto almeno il 90 % dei nostri saperi. Ragazzi, vi chiedo ancora uno sforzo: aiutateci a guarire le sanguinanti ferite che insozzano le nostre strade e a ottimizzare le tante risorse che abbiamo, di cui la più preziosa siete voi. Non vi accontentate di essere il futuro a nostra immagine, siate il presente, un presente diverso, migliore, per voi e per noi. Io credo profondamente nel vostro essere meraviglioso, nelle vostre straordinarie potenzialità, credeteci anche voi! Si potrebbe promuovere, magari da parte dei rappresentanti degli studenti di tutte le scuole, un incontro fra giovani e adulti per fare comunità, per domandarci cosa può fare ognuno di voi, di noi, per la propria città e cosa può fare la città per “voinoi”, per poi passare “insieme” dalle parole ai fatti. Ragazzi, adulti, la Primavera di Torre è iniziata! MICHELE DEL GAUDIO (dal settimanale TorreSette del 12 novembre 2010) © Riproduzione riservata