A cura della Redazione
Storia tragica di un ragazzo perbene «Nel mio libro racconto la tragica storia di un ragazzo figlio di un cardiologo, appartenente alla borghesia agiata di Torre Annunziata, che si lascia trascinare nel gorgo della criminalità e finisce per soccombere». Inizia così il nostro colloquio con Luigi Landi, nato a Castellammare di Stabia ma che è vissuto sin dalla nascita a Torre Annunziata. Laureato in Scienze Politiche si è trasferito circa otto anni fa a Padova, dove lavora come consulente nel campo della comunicazione per la Tim. Ha trentotto anni, è sposato ed ha un figlio di tre anni. Autore del romanzo “Un ragazzo perbene”, il cui protagonista è il giovane torrese Stefano Bosco, un nome di fantasia ma che rappresenta una realtà drammatica nella quale tanti figli della nostra città possono precipitare. Stefano comincia a frequentare i cosiddetti ragazzi del quartiere Porto, coinvolti in traffici illeciti quali spaccio di droga ed estorsioni e, inconsapevolmente, vive in un mondo di criminalità che non è il suo ma che lo travolgerà fino al punto da farlo assassinare nell’ambito di una faida tra cosche rivali. Il messaggio centrale del suo romanzo è che nessuno è immune dalla criminalità e che essa non trova i suoi adepti solo nel mondo del sottoproletariato, ma può allungare i suoi tentacoli anche tra la borghesia cittadina. Ecco perchè non bisogna essere inerti, pensando che solo gli emarginati possono essere attratti dal “fascino perverso” della delinquenza, ma anche “ragazzi per bene” come Stefano che, entrato in contatto con malavitosi solo per sentirsi più protetto nel tessuto sociale, diventa poi uno di essi. La parte più toccante del romanzo è il finale, quando nella chiesa dove c’è la bara del ragazzo la sua fidanzata sale sull’altare, prende in mano il microfono e lancia un atto di accusa contro se stessa, per non aver teso la mano a Stefano quando lui le aveva rivolto un disperato e ultimo grido di aiuto, e contro la città onesta che lavora ma che ha perso la forza di reagire alla delinquenza. La morale di questo racconto è che bisogna sempre stare dall’altra parte della barricata, quella della legalità, senza mai scavalcarla per andare nel campo della criminalità e scendere a patti o a compromessi con i camorristi. Il romanzo è stato presentato il 28 giugno nella Basilica Pontificia di Sant’Antonio a Padova e alla Fiera Internazionale del Libro di Torino. E’ la prima opera del nostro concittadino emigrato in Veneto. SALVATORE CARDONE